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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Anna D'Andrea

 

Lo scorso 5 ottobre si è svolta la IX Giornata del Contemporaneo indetta dall’AMACI, la rete di grandi e piccoli musei dedicati all’arte contemporanea in un Paese che vanta primati mondiali e conserva tesori inestimabili, quali testimonianze di civiltà del passato. Una ricchezza spesso usata a pretesto per distogliere l’attenzione che l’arte in fieri, espressione e riflessione su tempo in cui viviamo, meriterebbe 365 giorni su 365, perché la facoltà di produrre immagini, ossia immaginare, è funzione vitale del genere umano e pensare che possa essere circoscritta alle auree epoche remote non è un errore storico ma un sopruso.

Per rappresentare l’appuntamento del 2013 è stata scelta un’immagine di Marzia Migliora, fotografata da Turiana Ferrara e realizzata all’interno del Grande Cretto di Alberto Burri a Gibellina. Mi ha colpito il modo in cui la giovane artista rende omaggio al grande maestro, la grazia con cui si accosta a un’opera che ha oltrepassato la siepe dello spazio museale per dilagare assoluta nel fianco di una montagna. E’ la grazia delle donne portatrici d’acqua, figure ancestrali scalze che portano il peso del loro donare cura con la leggerezza di una danza e tornano a irrorare di nuova vita le ferite che solcano la memoria. Sembrano fantasmi avvolti nelle nebbie di un passato sepolto sotto le sue macerie e invece sono donne di carne e ossa e non sono lì per una sfilata di modelli prêt-à-porter: sono le discendenti dei sopravvissuti al sisma del 15 gennaio 1968, che hanno scelto nonostante tutto di continuare a vivere nella terra dove sono nate. Ripetendo la semplicità del gesto di portare nutrimento e placare l’arsura, le donne di oggi ritrovano le loro nonne di ieri, quando l’acqua non arrivava dai rubinetti di casa ma scorreva libera dalle sorgenti e dai fiumi e ripercorrendone i passi ne sentono l’immane fatica e l’antica fierezza.

In tanti hanno cercato di piegare a sfondo la sconvolgente potenza del Grande cretto di Burri, di usarla come location per esercizi di stile più o meno sontuosi. Marzia Migliora, che ama leggere ma soprattutto rileggere, cerca una connessione site-specific più intima, oltre la crosta della superficie, con le palpebre serrate, come aveva fatto nel Giardino di Sant’Alessio a Roma. 

Prima di Rodin bastava un piedistallo per consegnare alla storia qualcuno o qualcosa, dopo Manzoni abbiamo imparato a guardare sotto i piedistalli invece che sopra ed è diventato sempre più complesso coniugare mănērea mŏnēre per assurgere al monumentale. Il nostro secolo ha costruito memorial con fasci di luce verso il cielo o nelle profondità degli oceani e anche le donne di Gibellina non hanno cavalli da cavalcare, la vis epica che possiedono è frutto della piena sintonia tra due artisti: un’artista che sceglie un altro artista, entra nel cuore della sua opera e l’attraversa, in questo discorrere avviene un dialogo, per chi ma sophia la più alta forma di pensiero.

Il titolo è "Aqua Micans", un fluido magico che restituisce la vita, ispirato al romanzo Locus Solus di Raymond Roussel, un eccentrico maestro degli enigmi che Marcel Duchamp indica come colui che gli ha mostrato il cammino nella realizzazione del Grande vetro.

*) gemma preziosa dal V millennio a.C., utilizzata tramite macerazione per campire l’azzurro del cielo negli affreschi medievali. La pietra blu cosparsa di venature dorate, cui gli antichi attribuivano il potere di riaccendere le forze vitali, condivide l’etimologia araba e la gamma cromatica con l’azolo, sabbia lavica della zona etnea con proprietà fertilizzanti, usata come colorante per gli intonaci delle case o sbiancante per i panni. Le donne di Aqua Micans sono vestite delle tonalità dell’azolo.