Dialoghi con Hannah Bertram, l’artista della polvere

Valentina Vacca

E’ innegabile che, in territorio italiano ma anche europeo, non si parli tanto di arte australiana. Raramente infatti, gallerie e musei localizzati nel nostro territorio hanno ospitato artisti provenienti dal continente oceanico, preferendo piuttosto personalità europee o statunitensi. D’altro canto, l’Australia offre invece artisti molto validi che meritano di essere indagati e scoperti. Una fra questi è sicuramente Hannah Bertram (1973), artista nata e cresciuta a Melbourne. La sua ricerca, molto poetica, si basa su materiali effimeri apparentemente senza valore ai quali l’artista riesce ad assegnare la forma di ornamento decorativo da cui poi sviluppa delle straordinarie installazioni temporanee. Si tratta, infatti, di opere che vedono il loro nascere e il loro morire entro un lasso di tempo molto breve, dal momento che l’artista privilegia materiali fugaci come la polvere e la cenere. Le sue opere, dunque, conducono a riflettere sul trascorrere del tempo ma anche sulla rapidità con la quale tutto può distruggersi per poi, a volte, ricomporsi in altre forme.
V.V. Parliamo un po’ della sua tecnica: in cosa consiste esattamente?
H.B. Raccolgo la polvere e la trasformo in installazioni decorative. La polvere viene raccolta da molti luoghi, come ad esempio dalle Catacombe di Parigi, dai filtri delle aspirapolveri domestiche, dalle grondaie e dai campanili, dai cantieri e dagli studi d’arte. Ho più di 100 campioni di polvere (Fig.1). Dapprima concepisco i lavori, nello specifico osservando molti pattern decorativi e diversi disegni. Poi taglio a mano gli stencil ricalcati su una carta sottile. La polvere viene delicatamente setacciata negli stampini e poi lo stencil viene rimosso con attenzione. Non uso la colla, eccetto che per le carte da parati (Fig.2). Al termine della mostra le opere vengono spazzate via e la pila di polvere riutilizzata per la successiva installazione.
V.V. Perché l’ornamento?
H.B. Sono affascinata dalla storia della decorazione. Per millenni la decorazione è stata usata per realizzare in maniera differente ciò che era considerato speciale rispetto alla quotidianità. Poi durante il Modernismo e l’Astrattismo è stata reputata inutile e superflua. Più recentemente molte artiste femministe hanno unito decorazione e belle arti. Quindi, simbolicamente, essa rappresenta sia ciò che è prezioso e significativo, sia ciò che viene scartato e non ha valore.
V.V. In che modo e quando è arrivata ad introdurre l’ornamento nel suo lavoro?
H.B. Lavoro con la polvere e i motivi decorativi da quindici anni. E’ difficile ricordarne le origini. Penso che comunque tutto sia iniziato con la ricerca di materiali e forme apparentemente senza valore, ma che in realtà potevano essere trasformati in straordinarie opere temporanee (Fig.3).
V.V. A volte nel suo lavoro sembra che l’ornamento sia coinvolto in un processo di confusione, un po’ come se esso fosse utilizzato come un mezzo di spaesamento invasivo rispetto a contesti ordinari quali abitazioni e istituzioni pubbliche museali. Qual è la ragione?
H.B. Decorare per mezzo dell’ornamento ha un’affinità col tempo. Poiché composto da sequenze, esso richiede un’interazione con una copia sia prima che dopo, la quale indica un infinito che si estende nel passato come anche in direzioni future. Io distruggo la convenzione della decorazione mediante interruzioni random che avvengono durante il momento della modellazione. In questo modo i lavori alludono all’eternità, ma allo stesso tempo riconoscono che la condizione della loro durata è temporanea.
V.V. Il più delle volte il destino delle sue opere è quello di sparire.
H.B. Lo status di temporaneità del mio lavoro mira a contestare ciò che cerchiamo di preservare. Le opere non sono oggetti che devono essere raccolti, piuttosto pongono l'importanza sull'esperienza. Credo che fare qualcosa di temporaneo ci metta di fronte anche alla nostra mortalità.
V.V. Cosa prova ogni volta che un suo lavoro scompare?
H.B. E' una sensazione di malinconia. Sento la perdita di tutto il mio duro lavoro, ma c'è qualcosa di bello nel guardare questo mentre scompare. Lasciarlo andare via è una parte significativa della mia arte. Ad ogni modo, è abbastanza difficile affrontare una pratica che non consente la vendita delle opere. Per questo recentemente sono arrivata al punto di rendere alcuni lavori semi-permanenti (su video per alcuni anni), facendo ad esempio video e fotografie della polvere mentre viene raccolta (Fig.4) e delle performance mentre viene spazzata via, questo al posto di immagini delle installazioni.
V.V. Ci sono degli artisti che l’hanno influenzata?
H.B. Ci sono molti artisti di cui ammiro il lavoro. Per citarne qualcuno, posso fare riferimento ai campi di polline di Wolfgang Laib e ai suoi processi di raccolta, alla Maintenance Art di Mierle Laderman Ukeles e alla polvere e alla cenere dei lavori di Xu Bing. Ma penso di essere molto più influenzata dalla filosofia, ad esempio dalla “casualità” di Martin Heidegger, dalla “durata” di Henri Bergson e dalla “materia vibrante” di Jane Bennett. Questi concetti sono alla base del coinvolgimento della polvere nel mio lavoro. Sono molto incuriosita anche dalla scienza, e questo mi consente di vedere quante immense caratteristiche ha la polvere –è fugace e costantemente compiuta, va alla deriva mediante l’aria ma poi si ferma da qualche parte, è invisibile e visibile, non ha forma ma ne assume una in base agli oggetti sui quali si posa. Osservo tutto ciò che è la polvere prima che inizi a lavorarci, e lo stimolo mi sovviene pensando a come tutto questo si possa mostrare nel mio lavoro.
V.V. A volte le sue opere mi ricordano le Arts and Crafts così come le decorazioni arabeggianti. Effettivamente, c’è qualcuno di questi riferimenti? E se sì in che modo?
H.B. I miei riferimenti sono a molte differenti tipologie di ornamento, fra le quali c’è sicuramente un’influenza del movimento delle Arts and Crafts e delle decorazioni islamiche, così come di quelle barocche e del design geometrico. Nel corso della storia e in tutte le culture, gli esseri umani hanno applicato decorazioni su oggetti funzionali. Spesso la ragione è stata semplicemente quella di rendere le cose più belle, ma il più delle volte credo che la decorazione ci mostri quanto quel determinato oggetto sia speciale e importante. Inoltre, mi capita spesso di mescolare decorazioni di epoche e culture diverse.
V.V. Al momento lavora sulla polvere e la cenere, le ragioni riguardo questa scelta sono chiaramente espresse nel tuo status di artista. Pensa che nel suo futuro vi sia spazio per altri materiali effimeri e di poco valore?
H.B. Ho lavorato per molti anni con materiali di scarto tra cui bucce d’arancia, rifiuti di carta come ad esempio fatture e buste, sacchetti di carta e cartone e acqua sporca. Mi sono concentrata sulla polvere durante gli ultimi cinque anni e ora sto completando il dottorato con una tesi sull’uso della polvere nell’arte. Ho scoperto in questi ultimi anni il fascino di questo materiale, e sono arrivata alla conclusione che ci sono moltissimi modi interessanti attraverso i quali io possa, in futuro, continuare ad esplorarlo.
V.V. Mi dica qualcosa riguardo i suoi futuri progetti
H.B. Sto preparando una grande mostra a Melbourne. Quest’esibizione includerà molte installazioni mai esposte a Melbourne ed eseguite negli ultimi cinque anni, installazioni alle quali ho rimesso mano. E’ una mostra molto ricca e ho un ottimo team di assistenti che mi stanno aiutando nell’allestimento. Dopo questo, concluderò la mia tesi di dottorato che conto di pubblicare.
Traduzione di Valentina Vacca. Intervista realizzata a gennaio 2017