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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Parte I° - Facili Piaceri

Giuliano Lombardo

Come può essere spiegata l'interpretazione multipla propria di alcune opere d'arte alla luce delle più recenti teorie psicologiche? Nelle prossime pagine cercherò di trattare i conflitti effettivi o apparenti tra i modelli teorici alla base della processing fluency, della prototypicality, del fenomeno peak shifte del mere exposure effect con altri studi e modelli che collegano la devianza dalle aspettative, il problem-solving , la novità e innovazione a stati emotivi positivi e appaganti. Cercherò di individuare i momenti in cui l'interpretazione multipla possa essere collegata ad affezioni positive. Verrà proposto che le esperienze positive, seppure parziali, possono influenzare la predisposizione nei confronti di opere la cui interpretazione resti aperta ed indeterminata.

Nel vasto campo dell'estetica sperimentale, una serie di recenti teorie sembrerebbero legare il piacere estetico con la facilità di elaborazione percettiva e con l'interpretazione priva di ambiguità propria degli stimoli prototipici. Sarà principalmente a questi studi che verrà dedicata questa prima parte. D'altro canto, nel campo dell'arte contemporanea molti esperti considerano la novità, l'ambiguità, la diversità delle reazioni ed interpretazioni tra e infra-persona una caratteristica positiva. Alcune opere possono avere significati nascosti o privati per l'autore, ma è nell'interazione tra l'opera ed il pubblico che può aver luogo l'esperienza estetica. Questi significati nascosti diventano estetici solo quando vengono usati come stimolo perché il pubblico possa inferire i propri significati in questa interazione. Alcune opere sono espressamente progettate per innescare questo tipo di interpretazioni, dando la possibilità al pubblico di trovare molteplici utilizzi ed interpretazioni dell'opera. Tali interazioni sono tutte legittime e tutte parziali, alcune possono essere state immaginate dall'autore e molte no. Nessuna di queste interpretazioni è quella “giusta”, non esiste una risposta universale, una soluzione completa dell'enigma. La domanda che qui viene posta è: cosa spinge il pubblico ad intraprendere una simile impresa impossibile ed a trarne piacere? Perché alcuni esseri umani (il mondo dell'arte contemporanea) inducono ed apprezzano esperienze così distanti da quelle descritte negli studi psicologici che legano il piacere estetico alla facilità (o fluidità) percettiva ed all'assenza di ambiguità?

Berlyne (1971, 1974) studiò gli effetti edonici dati delle fluttuazioni del livello di arousal indotte dall'esposizione a stimoli che presentano un'ampia gamma di caratteristiche quali la novità, la complessità, la sorpresa, l'incongruenza, l'ambiguità, il mistero e simili. Queste caratteristiche dello stimolo vengono spesso raggruppate in tre categorie, quelle relative alla novità, all'ambiguità ed alla complessità. Considerate dimensioni o proprietà dello stimolo, furono chiamate variabili collative perché fossero distinte dalle altre classi di stimoli più studiate, quelle psicofisiche – come la luminanza (la luminosità percepita) o l'intensità del suono – e quelle ecologiche – i cui effetti derivano da passate associazioni con la ricompensa o la punizione. Secondo Berlyne, le variabili collative rappresentano elementi di conflitto percettivo che inducono all'esplorazione visiva.

Le proprietà collative di Berlyne spiegavano teoricamente l'apprezzamento per stimoli nuovi, complessi, ambigui etc. Stimoli come quelli che troviamo in alcune produzioni di arte contemporanea. Le variabili collative inducono interpretazioni ed interazioni multiple, un'ampia gamma di risposte calcolate in base all'arousal, la generale attivazione del sistema nervoso. Gradualmente il modello berlyniano è stato usato sempre meno e l'arousal è stato considerato un fattore troppo generico in quanto include molti stati affettivi differenti (Silvia, 2005). Questa ampiezza, in compenso lasciava spazio alla diversità delle reazioni che stiamo considerando. Inoltre, le proprietà (o variabili) collative sono considerate proprietà intrinseche all'oggetto. Sembra ovvio che Berlyne non avesse in mente i Ready-Made di Duchamp o i 4:33 minuti di silenzio musicale della famosa composizione di Cage.

Oggi, nei campi dell'estetica, dell'arte contemporanea e della psicologia, si condivide l'idea che quella estetica sia un'esperienza interattiva e non una proprietà dell'oggetto. L'attenzione è stata spostata verso l'interazione tra soggetto ed oggetto, tra opera e pubblico. Un oggetto in sé non possiede alcuna intrinseca qualità estetica, questa emerge dalle relazioni tra opera e pubblico. Così l'opera va oltre le intenzioni dell'autore ed include tutte le presenti, passate e future interazioni con il pubblico. La diversità di queste interazioni viene spesso considerata una caratteristica positiva nelle opere d'arte contemporanea ed, a volte, è un fine dichiarato dall'autore stesso. Tale diversità attesta la natura provocatoria ed innovativa dell'opera indicando possibilmente un impatto più duraturo e profondo sulla società.

Le variabili collative fornivano una spiegazione all'apprezzamento di stimoli nuovi, complessi o ambigui, eppure studi più recenti sembrano opporsi a questo approccio estetico in favore di una stimolazione semplice, facile da elaborare sia a livello percettivo che semantico. Colin Martindale pubblicò una serie di esperimenti che contraddicono il modello dell'arousal potential proposto da Berlyne. Questi esperimenti dimostrano che le proprietà ecologiche, psicofisiologiche e collative non possono essere addizionate o sottratte e che in molti casi i dati empirici non presentano l'andamento a campana predetto dalla teoria di Berlyne. Interessante per il nostro scopo è che molti esperimenti mostrano che la preferenza estetica dipende maggiormente da fattori semantici che dalla semplice stimolazione sensoriale. Martindale mosse dall'assunto che i nodi sono formati da neuroni che accettano, elaborano e trasmettono stimolazioni dai livelli più bassi in cui avviene l'elaborazione sensoriale, ai livelli più alti in cui vengono elaborate le informazioni semantiche.

Secondo Martindale l'elaborazione cognitiva di alto livello svolge un ruolo cruciale nella determinazione delle preferenze. Quando l'impatto è significativo, il sistema limbico può essere attivato e dominare l'esperienza estetica del soggetto. A causa dell'inibizione laterale esercitata tra nodi che elaborano stimoli e caratteristiche simili, quando questi vengono attivati contemporaneamente si ha una tendenza che converge verso il centro di un'area semantica. In tal modo, sarà di fronte ad uno stimolo privo di ambiguità che corrisponde ad un percorso neurale “prototipicamente” specifico che avverrà l'attivazione ottimale del sistema nervoso. Questa teoria è nota come prototypicality. (Martindale et al, 1990, 2005; Martindale, 1988)

La serie di principi estetici neurali proposta da Ramachandran e Hirstein (1999) può essere considerata un caso particolare di prototypicality. Questi autori hanno basato la loro proposta largamente sul fenomeno peak shift descritto da Tinbergen (1954) che studiò il comportamento dei cuccioli di gabbiano. Le richieste di cibo vengono segnalate dai cuccioli con beccate su una macchia situata presso la punta del becco della madre. Tinbergen osservò che il beccare si faceva più intenso quando ai piccoli gabbiani veniva presentato un bastone con caratteristiche simili a quelle del becco della madre. In particolare, tre strisce dipinte alla stessa altezza della macchia suscitavano la reazione maggiore nei cuccioli. In presenza di questo stimolo l'intensità del beccare raggiungeva il suo grado massimo. Anche se, contrariamente alla situazione naturale, l'atteggiamento dei cuccioli non veniva ricompensato con la somministrazione di cibo, l'intensità era sensibilmente maggiore di quella osservata in presenza del becco della madre.

Secondo Ramachandran e Hirstein le strutture neurali evolute per rispondere a particolari stimoli vengono maggiormente attivate in presenza di una forma semplificata ed “archetipica” di quanto lo siano nelle circostanze abituali in cui lo stimolo si presenta in natura. Questo fenomeno può avvenire anche al di fuori della consapevolezza del soggetto. Analogamente, un quadro cubista con la sua presentazione contemporanea di diversi punti di vista dello stesso oggetto, suscita nelle aree che normalmente elaborano i dati relativi a quell'oggetto un'attivazione maggiore di quanto avvenga in situazioni ordinarie in presenza dell'oggetto stesso (Ramachandran, 2001). Oltre a ciò, occorre osservare che Ramachandran e Hirstein asseriscono che il processo di sincronizzazione di pattern di attività differenti che avviene in presenza di stimolazioni ambigue risulta essere appagante in quanto la rivelazione di significato sarebbe appagante di per sé. (Ramachandran & Hirstein, 1999)

Anche nella teoria della processing fluency di Reber, Schwartz e Winkielman (2004), il piacere estetico è definito in funzione delle dinamiche cognitive del percettore e non come qualità oggettiva dello stimolo. Secondo questi autori la percepita facilità con cui uno stimolo viene elaborato determina il valore estetico percepito. Il termine processing fluency si riferisce all'esperienza meta-cognitiva di facilità o difficoltà con cui nuovi dati vengono elaborati, alla percezione del proprio flusso cognitivo. Nei giudizi di preferenza un alto grado di fluency corrisponde ad un più alto grado di preferenza. Ciò avverrebbe perché l'esperienza della fluency è accompagnata da sensazioni positive (Winkielman et al, 2003). La sensazione di facilità, o fluidità, risulterebbe dall'elaborazione di più stimolazioniasincrone e si correla con diversi stadi dell'elaborazione percettiva (Reber, Zimmermann e Wurtz, 2004; Wurtz, Reber e Zimmermann, 2007).

Questa teoria è stata usata per spiegare un'ampia varietà di fenomeni come la suddetta teoria della prototypicality (Martindale e Moore, 1988), l'influenza del primingsui giudizi di preferenza e di veridicità percepita, l'interazione tra le preferenze innate e quelle culturalmente acquisite (Reber, Schwartz e Winkielman, 2004), la correlazione tra verità e bellezza (Schwarz, 2006), la preferenza per le soluzioni eleganti in campo matematico e in altri campi scientifici (Reber, Brun e Mitterndorfer, 2008). Di particolare interesse per questa ricerca è che la teoria è stata usata per spiegare le sensazioni positive che avvengono durante il presentarsi degli insight. Sensazioni caratterizzate da una carica emotiva positiva, una forte percezione di veridicità, sensazioni di sicurezza e di confidenza, vengono attivate dall'improvvisa apparizione di una soluzione e dal conseguente incremento nella processing fluency (Topolinski e Reber, 2010).

Esiste una vasta letteratura che dimostra come, in una varietà di campi, la valutazione di stimoli che vengono elaborati con difficoltà tendono a venire valutati in modo negativo, mentre la valutazione di stimoli di facile elaborazione subisce un'influenza positiva. Dati sperimentali mostrano che i titoli azionari con nomi difficilmente pronunciabili tendono ad essere considerati meno competitivi sul mercato (Alter e Oppenheimer, 2006), aforismi che utilizzano forme linguistiche più facili da elaborare tendono ad essere considerati più veri (McGlone e Tofighbakhsh, 2000). Essere esposti ripetutamente ad una asserzione incrementa la facilità con cui viene elaborata incrementando la possibilità che tale asserzione venga considerata vera (Reber e Unkelbach, 2010).

Sembra difficile spiegare la produzione e fruizione di opere d'arte che inducono interazioni ed interpretazioni molteplici e diversificate, con la teoria della processing fluency di Reber, la prototipicità neurale di Martindale o la teoria neurale dell'esperienza estetica di Ramachandran e Hirstein. Si tratta di stimoli difficili da comprendere sia a livello percettivo che semantico che non convergono inequivocabilmente verso qualcosa di ben noto. Fortunatamente per la nostra causa esistono molti rilevamenti che mostrano uno scenario diverso da quello in cui il piacere estetico è legato ad una rapida e facile elaborazione. Riprenderemo con un esame di questi studi. (continua...)

 

BIBLIOGRAFIA:

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