www.unclosed.euarte e oltre / art and beyondrivista trimestrale di arte contemporaneaISSN 2284-0435
Un percorso fotografico della Biennale di Venezia 2015
Domenico Scudero
Isaac Julien, DAS KAPITAL Oratorio, Padiglione Centrale – Central Pavilion, ARENA. 56. Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia, All the World’s Futures. 56th International Art Exhibition - la Biennale di Venezia, All the World’s Futures. Photo by Andrea Avezzù. Courtesy by la Biennale di Venezia, 2015.Un inizio, un presupposto. Riconoscere la lungimiranza di Marx nella sua analisi sociopolitica, constatare la genialità severa del suo pensiero e riconoscere che l’alienazione è il frutto velenoso del capitale. Noi, intellettuali e artisti, protagonisti o meno della Biennale, siamo dentro un contenitore che non dominiamo, non controlliamo. Attenendoci ai fatti: siamo ipercritici o ipocriti?Bruce Nauman, Human Nature, Life Death, Knows Doesn’t Knows, neon, 1983 (copia per la mostra), Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Sala d’apertura con Nauman e Abdessemed, il maestro minimal americano e la furibonda poliedricità dell’arte afroeuropea. I princìpi dell’Occidente in veste di dubbio estetico e la rabbia profonda di un mondo che scava d’impeto nella prolissa ipocrisia del mondo senza morale.Ibrahim Mahama, Out of Bounds, installazione site specific, sacchi di juta e materiali vari, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Il lungo corridoio di Juta trasforma l’esterno delle corderie in un luogo non accessoriale, una gigantesca coperta artigianale, povera, e allo stesso tempo stupefacente di ricca atmosfera.Ibrahim Mahama, Out of Bounds, 2015, installazione site specific, sacchi di juta e materiali varil, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.L’etica del lavoro e la potenza della manualità artistica. Al di là della decadenza di un’epoca, il lavoro dell’artista non soffre l’alienazione tecnologica.Tan Dun, Nu Shu (The Secret Songs of Women), 2015. Performance multimediale, materiali vari, Padiglione Cina, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Tan Dun arriva all’improvviso, dirige la sua performance nel buio del padiglione. Tracce sonore e video, musicisti dal vivo. Il suono dei violini diventa quasi una musica rock, poi l’evento scema, l’artista chiede ai suonatori di lasciare gli strumenti dentro l’acqua. Rimarranno così sino alla fine della Biennale. Il tempo della fine, dice lentamente Tan Dun, è senza fine.Tan Dun, Nu Shu (The Secret Songs of Women), 2015. Performance multimediale, materiali vari, Padiglione Cina, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Sarah Sze, Landscape for an Event Suspended Indefinitely, 2015, installazione materiali vari (dettaglio), Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Sarah Sze al Giardino delle Vergini, rimane nascosta fra alberi, crepe. In sospensione è anche un’amaca su cui giace un pulviscolo di coriandoli. Venezia, il suo carnevale, come simbolo della precarietà umana.Sean Lynch, Adventure: Capital, 2015, installazione per il Padiglione Irlandese, Arsenale, 56° Biennale,Venezia.Dal lavoro ai frutti, l’apoteosi del Capitale e la sua prorompente ineludibilità.Vanessa Beecroft, Senza Titolo con Lastra di Marmo, 2015. Padiglione Italia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Un lavoro atipico per Vanessa Beecroft, un’ampia parete di marmo, illuminata dal retro. Solo sbirciando dalle fessure il paesaggio della memoria marmorea si lascia osservare. Una congerie di statue in varie tipologie di colori, come un tesoro nascosto, o chissà, destinato ad esserlo.Philippe Parreno, Flickering Light, armatura per illuminazione programmata, 2013. Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.All’inizio non la noti, c’è e ci si passa accanto, poi ci si accorge che in ogni spazio la luce di queste lampade segna un percorso, un continuo sfarfallio difficile da cogliere in pieno, ma impossibile da ignorare.Vincent J.F. Huang, Crossing the Tide, 2015, installazione, acqua, passerella, fumi, Padiglione di Tuvalu, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Fra le acque, si vive la sensazione di camminarci sopra, fra i fumi e i gorghi. Non è l'unica vasca di questa biennale, ma è l'unica in cui ci si può addentrare.Tania Candiani e Luis Felipe Ortega, Possessing Nature, installazione (particolare), 2015. Padiglione del Messico, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Anche qui l’acqua, ma su di essa si proiettano immagini d’architettura che sono simbolo di una città fragilmente costruita sulle fangose isole della laguna.BGL art collective (Bilodeau, Giguère, Laverdière), Canadassimo, 2015, installazione materiali vari, Padiglione Canada, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Entri nel padiglione e ti ritrovi in un antico emporio, del tutto realista, con tanto di cassiera, specchio per evitare i furti, cianfrusaglie. Sul secondo piano un enorme marchingegno flipper trasforma le monetine in un gioco da bambini. Il Capitale alla fine è un Monopoli.BGL art collective (Bilodeau, Giguère, Laverdière), Canadassimo, 2015, installazione materiali vari, Padiglione Canada, Giardini, 56° Biennale, Venezia.BGL art collective (Bilodeau, Giguère, Laverdière), Canadassimo, installazione materiali vari, Padiglione Canada, Giardini, 2015, 56° Biennale, Venezia.BGL art collective (Bilodeau, Giguère, Laverdière), Canadassimo, installazione materiali vari, Padiglione Canada, Giardini, 2015, 56° Biennale, Venezia.Marzia Migliora, Stilleven/Natura in posa, 2015, installazione materiali vari, Padiglione Italia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.A maggio la raccolta delle pannocchie ammonticchiate al centro dell'aia e i canti delle donne inginocchiate per sgranarle. Allo stesso modo, come seguendo una liturgia naturale, il visitatore inginocchiandosi dentro un'armadietto vede se stesso nel lontano riflesso di un'ampia distesa di pannocchie.Herman de Vries, Rosa Damascena, materiale organico, 2015, Padiglione Olanda, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Il padiglione olandese ospita la mostra dell'enigmatico de Vries che realizza un'installazione di semplice poesia naturalista. Piccoli disegni, foglie, materiali organici.Herman de Vries, Veritas Existentiae, pietra con incisione, 2015, Padiglione Olanda, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Herman de Vries, To Be All Ways To Be, carbone, scritta sul muro, 2015, Padiglione Olanda, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Fiona Hall, particolare dell'installazione al Padiglione Australia, 2015, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Il mondo di Fiona Hall è un universo in cui le cose si trasformano. I fari delle automobili diventano oggetti decò, lo spago col catrame diventa animale impagliato. Il tutto organizzato come in una sala d'un Museo Archeologico, luci soffuse per non rovinare i preziosi frammenti di storia.Fiona Hall, Kuka Irititja (Animals From Another Time), 2015, particolare dell'installazione al Padiglione Australia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Céleste Boursier-Mougenot, Revolutions, Tecnica mista, 2015, installazione al Padiglione Francia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Un omaggio alla natura. L’osservatore ha modo di sdraiarsi su comode sedute e da lì vedere il lento moto degli alberi che si muovono.Pamela Rosenkranz, Our Product, 2015, installazione, Padiglione Svizzera, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Una grande piscina d’acqua che ha il colore dell’epidermide, luci e suoni derivati da prodotti e sostanze che sono nel consumo di massa.Elisabetta Benassi, Soliloquy of the Crazy King, performance, brani tratti da Soliloquio di Re Leopoldo di Mark Twain, 2015, installazione materiali vari, Padiglione Belgio, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Vincent Meessen, artista selezionato per rappresentare il Belgio alla Biennale, ha deciso di aprire lo spazio del padiglione ad artisti provenienti da quattro continenti: titolo della mostra Personne et les autres, sul tema dell’identità, della storia e della convivenza. Elisabetta Benassi ha proposto un’installazione con performance, teatralizzando la ragione della coesistenza pacifica con la lettura del pamphlet di Twain, considerato come la prima invettiva scritta contro il colonialismo.Camille Norment, Rapture, 2015, azione multimedia, installazione materiali vari, Padiglione Paesi Nordici, Norvegia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Un’azione inaugura la mostra, mix di suoni e di aggressioni multisensoriali. L’effetto più evidente di questa voluta frattura degli standard d’armonia rimangono di dominio pubblico nel fragore visivo dei vetri frantumati.Irina Nakhova, Rooms, 2015, Padiglione Russia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Irina Nakhova sembra smentire il celebre quadro di Goya «Il sonno della ragione genera mostri». Qui i mostri sono nati dall'enfasi della ragione, dal razionalismo, dal realismo, dalla volontà di separare credenze da verità. Il risultato è un super uomo perfettamente isolato dal reale e che sembra emergere dal sottosuolo. Nelle altre sale assistiamo all'apoteosi della ragione, dalla memoria del Costruttivismo (Fig. 28) alla sala oscurata del Concettuale e giù sino al realismo tragico rappresentato in forma di documenti (Fig. 29).Irina Nakhova, Rooms, 2015, Padiglione Russia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Irina Nakhova, Rooms, 2015, Padiglione Russia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Chiharu Shiota, The Key in the Hand, 2015, installazione materiali vari, Padiglione Giappone, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Un enorme ammasso di fili rossi e di chiavi provenienti da tutti i paesi del mondo, l'opera di Chiharu Shiota ci ricorda che tutto è sempre nelle nostre volontà, poiché del mondo e del suo destino possediamo le chiavi.Flaka Haliti, Speculating on the Blue, 2015, Padiglione Kosovo, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Un'installazione che parla di politica e di popoli, ma con la calma e la ragionevolezza simbolicamente data dal blu, colore dell'infinito.Heimo Zobernig, Senza Titolo, 2015, materiali vari, Padiglione Austria, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Che il Padiglione Austria fosse il più minimale lo si sapeva già, è la sua forza. Ma il padiglione minimale trasformato dal minimal di Zobernig è la distinzione perfetta. Inesplicabile. Irraggiungibile.Sarah Lucas, I Scream Daddio (particolare), 2015, installazione, Padiglione Gran Bretagna, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Preceduta da una scatenata sessione rock alla Joe Division, durante la quale Sarah Lucas ha mostrato il pestifero ragazzaccio che è in lei, la mostra si è aperta su uno scenario in cui l'artista «urlava daddio» davvero. Pareti e opere in forma pop pasticcera in cui si gioca sui sessi e sul paesaggio domestico. La mostra più divertente.Sarah Lucas, I Scream Daddio (particolare), 2015, installazione, Padiglione Gran Bretagna, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Moon Kyungwon & Jeon Joonho, The Ways of Folding Space & Flying, 2015, installazione multimediale, Padiglione Corea, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Per chi ancora non lo avesse accettato la tecnologia, quella più d'avanguardia e più sofisticata è oramai in mano agli artisti coreani e il duo Moon Kyungwon & Jeon Joonho è lì per dimostrarlo. Immagini e suoni che parlano con una definizione al top.Maria Papadimitriou, Why Look At Animals? Agrimikà, 2015, installazione, Padiglione Grecia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Cosa dire del Padiglione greco? Attraverso il lavoro di Maria Papadimitriou parla del lato irrisolvibile e istintivo della natura umana, come una sorta di parodia della situazione politica e sociale della Grecia contemporanea, e quindi dell'Occidente.Maria Papadimitriou, Why Look At Animals? Agrimikà, 2015, installazione, Padiglione Grecia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Joan Jonas, They Come to Us Without a Word, 2015, installazione, Padiglione Stati Uniti, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Se un autorevole pioniere della video art e della performance sostenuta dal MIT presenta una mostra che non è un delirio tecnologico forse qualche domanda possiamo farcela. Il risultato è un luogo in cui la pittura si fa schermo, il video sembra pittura, il tutto è molto intimamente drammatico.Joan Jonas, They Come to Us Without a Word, 2015, installazione, Padiglione Stati Uniti, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Hito Steyerl, Factory of the Sun, 2015, videoinstallazione, Padiglione Germania, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Una grande confusione regna nel padiglione tedesco. La sensazione è che la percezione di una crescente crisi d'identità stia maturando nella cultura artistica tedesca. Su tutto rimane una frase nell'opera di Steyerl: «la Deutsche Bank ha realizzato oggi quello che Hitler si proponeva di fare».Francesco Ruiz, Edicola Mundo, 2015, installazione, Padiglione Spagna, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Un omaggio a Dalì costruito come finzione narrante attraverso l'assurdità della comunicazione scritta. L'ironia enigmatica di situazioni surreali.Pepo Salazar, Senza titolo (particolare), 2015, installazione, Padiglione Spagna, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Un'opera che sembra una macchina per sognare, liberamente ispirata al manifesto per la libera immaginazione di Salvador Dalì.Tsibi Geva, Archeology of the Present, 2015, installazione, esterno del Padiglione Israele, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Fedele al suo percorso di scavo sulla conoscenza fra passato e tempo odierno, il padiglione iscraeliano presenta un'ampia installazione di Tsibi Geva sulla metafisica degli oggetti quotidiani.Hans Haacke, visione della sala con al centro World Poll, 2015, iPad, Mac Mini airport base station, Padiglione Italia, Giardini. All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Una sala che ripercorre il percorso politico espositivo dell'artista tedesco e che qui propone anche un inedito lavoro super tecnologico.Hito Steyerl, Factory of the Sun, 2015, videoinstallazione, Padiglione Germania, Giardini, 56° Biennale, Venezia.L'ossessione materialista, quella che nello stesso padiglione tedesco realizzato da Haacke nel 1993 aveva prodotto macerie, risuona assordante.Argelia Bravo, Arche-types, The Sound of the Word is Beyond Sense, 2015, installazione multimediale e materiali vari, Padiglione Venezuela.Erede dell'intellighentia venezuelana, Argelia Bravo conosce bene i meccanismi di potere e cultura. Ne mostra una visione particolarmente indicativa di alcune forti tendenze dell'arte politica centro-americana.Jeremy Deller, Jukebox, 2013, installazione al Padiglione Centrale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Il Jukebox di Jeremy Deller riassume un gusto pervasivo per il modernariato borghese e il radicalismo politico radicale racchiuso nei dischi di rumori e suoni della società industriale. Memento mori.Jeremy Deller, Hello Today You Have a Day Off, scritta su stoffa, 2015, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Un giorno libero. Può essere la voce allegramente ipocrita di chi ti dice, sei licenziato, può essere un rimprovero al pubblico radical shic che affolla le sale, inconsapevole del privilegio vissuto.Marcel Broodthaers, Jardin d'Hiver (1974), installazione con diversi media, Padiglione Centrale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Marcel Broodthaers nel sistema del contemporaneo sta lentamente sostituendo l'altro Marcel, Duchamp. Il suo lavoro non soffre il tempo, rimane immobile, forse in attesa di essere realmente compreso.Marlene Dumas, Skulls (2013-2015), olio su tela, Padiglione Centrale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Della serie siamo tutti uguali ma diversi. Alla fine.Rirkrit Tiravanija, Untitled (2015) (14.086 unfired) (2015), mattoni crudi, timbri in legno, attrezzi, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Stanco di essere l'artista del cibo, visibilmente provato ma affabile, Tiravanija gestisce la sua distribuzione (quasi) gratuita di opere in mattone crudo assediato dalle cineprese. Un giovane asiatico nel contempo è al lavoro. Forse c'è anche una lezione sullo spirito del capitalismo.Chris Ofili (2015), vista dell'installazione, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Diversamente da quanto si possa pensare l'arte europea contemporanea non è così estranea al mondo circostante, ma oltretutto non è quella che la storia dell'arte ci vuole raccontare. Chris Ofili, inglese.Monica Bonvicini, Latent Combustion (2015), motosega, poliuretano nero, finitura nera, catene d'acciaio, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Che la sua sia un'arte cattiva, aggressiva, lo si sapeva. Alla Biennale ha proposto alcune opere che sembrano un mix fra Burri e Oldenburg ma con una ferocia ipermoderna. Peccato che le luci non siano all'altezza.Nino Longobardi, Senza Titolo (2014-2015), particolare, tecnica mista, Padiglione Italia, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Finalmente lo rivedo e fa piacere. Che la scena artistica italiana degli ultimi trent'anni soffra di malinconia critico-curatoriale è un fatto. Agli artisti il compito di tenere duro e non lasciarsi trasportare nel dimenticatoio.Andrea Aquilanti, vista dell'installazione (2015), Padiglione Italia, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Andrea Aquilanti espone un suo lavoro, tenue, sofisticato, tecnologico ma anche artigianale, rappresenta bene il Codice Italia nel disegno e nella pittura.Mimmo Paladino, Senza Titolo (2015), installazione materiali vari, Padiglione Italia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Si può anche dissentire, stilisticamente parlando, ma diamo a Mimmo quel che è di Mimmo. La sua installazione è d'una semplicità simmetricamente perfetta, si sente la mano ferma dell'artista.Rosa Barba, Bending to Earth (2015), installazione multimediale, video, pellicola 35mm., Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Il rumore e la forma del proiettore sono un richiamo irresistibile, la traiettoria dello sguardo però non può fissare solo le immagini, la sala è tutto un pieno, una scultura. Su di noi agisce come uno stampo.Glenn Ligon, A Small Band (2015); Oscar Murillo, Signalling Devices Now in Bastard Territory (2015); Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.La scritta di Ligon e le bandiere di Murillo sono state oggetto di qualche disappunto. Le bandiere funeree di Murillo però si legano alla scritta di Ligon che cita le parole di uno degli Harlem Six, condannati per omicidio nel 1965 dopo una confessione estorta.Kerry James Marshall, 2015, vista della sala, pitture ad olio, Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.La pittura afro-americana di Kerry James Marshall, uno spunto per parlare di identità, di valori legati alla consapevolezza delle implicazioni razziali.Kay Hassan, Senza Titolo (2015) costruzione in carta, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Ancora una volta Kay Hassan ci stupisce. Le sue costruzioni in carta sono sublimi. La sua installazione ha assunto i tratti di un lavoro destinato all'immediata musealizzazione.Kutlug Ataman, The Portrait of Sakip Sabanci (2014), 9216 pannelli LCD; Chris Marker,Untitled (Passengers#129) (2008-2010), Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Bella la combinazione delle foto di Chris Marker a parete e il lungo foglio luminoso di Kutlug Ataman, un enorme insieme di piccoli pannelli LCD, appeso al soffitto come fosse un velo.Jean-Marie Straub, In omaggio all'arte italiana!, installazione multimediale, Giardini del Padiglione Italia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Strana presenza quella di Straub, protagonista della Nouvelle Vague francese, premiato già alla Biennale Cinema come regista, e che qui presenta una particolare visione dell'Italia rimontando un suo vecchio film, allestito come videoinstallazione in un piccolo padiglione esterno.Mikhael Subotzky, Pixel Interface II (2015), videoinstallazioni HD con microscopi telecamere computerizzati, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Alla Biennale Subotzky propone un'elucubrazione sul documento. Una telecamera digitale ad alto ingrandimento scansiona microscopicamente le immagini e restituisce di queste l'ingrandimento in forma video. Il risultato? sempre lo stesso pixel.Katina Netburga e Andris Eglitis, Armpit (2015), installazione multimediale, materiali vari, Padiglione Lettonia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Un'installazione che al primo impatto sembra artigianale. Poi dopo aver superato la prima stanza ci si rende conto che è stato ricreato lo spazio del fai da te, il luogo esterno al mondo della produzione, la caverna del maschio contemporaneo, con i suoi attrezzi appesi come trofei, spesso inutilizzati. E la memoria video illumina l'ambiente.Katharina Grosse, Untitled Trumpet (2015), materiali vari, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Sulle prime si rimane assordati dalla ridondanza, poi ci si rende conto che si è dentro lo spazio della pittura, dentro l'opera, in una ricostruzione del mondo.Thomas Hirschhorn, Roof Off (2015), installazione site specific, Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Hirschhorn ha ritrovato la la sua magia allestendo un'opera che esalta la luce abbagliante di Venezia e che attraversa le sue materie povere rendendole preziose.Maria Eichhorn, Militant, 2010, video installazione, Giardino delle Vergini, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Una delle videoinstallazioni più enigmatiche della Biennale. In una scena fissa una giovane adolescente quasi immobile, legge un libro. Dal sonoro apprendiamo si tratti di un testo fortemente politico e sovversivo, contraddice l'aura di rilassato comfort.Meriç Algün Ringborg, Souvenirs for the Landlocked (2015), installazione materiali vari, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Un lavoro brillante che ci racconta la severità, la fissità, il dogmatismo di una vita privata dei libri, l'oggetto base di indagine di questa artista volutamente apolide.Samson Kambalu, The Last Judgement (2015), particolare, 400 palloni da calcio ricoperti con le pagine della Bibbia, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Samson Kambalu riflette sul significato della globalizzazione ma anche sul significato del mondo tecnologico e sull'indifferenza, la disattenzione, che produce. Prendere a calci la Bibbia.Sarkis, 2015, vista della sala, Padiglione Turchia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Uno dei protagonisti degli anni Settanta è ospite del padiglione della Turchia con una installazione che si ripete specularmente e riflette su se stessa. Di grande atmosfera.Szilard Cseke, Multiple Identities, 2015, vista dell'installazione, Padiglione Ugheria, Giardini, 56° Biennale, Venezia.La sala di Szilard Cseke è una delle poche a restituire all'osservatore il miraggio del futuro evolutivo, costruttivo, cinematografico, in un improbabile sviluppo utopico.Terry Adkins, Darkwater Record (from Darkwater), 2003 - 2008, porcellana, registratori con nastri con discorso, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Un omaggio a Terry Adkins e la sua ricerca dello svelamento postmoderno, la decostruzione degli oggetti ricomposti in altri significati, e qui particolarmente politici.Terry Adkins, Muffled Drums (2003), grancasse e silenziatori, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Tetsuya Ishida, particolare di un suo lavoro in mostra, Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Il mondo surreale di Tetsuya Ishida rivive di nuovi significati, fra aspirazioni ideali e suggestioni domestiche.Walead Beshty, 2015, particolare, Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.A Venezia Walead Beshty presenta una visione di mondo, un mondo in cui oggetti, persone, concetti, sono come centrifugati, imbalsamati in una lamina plastica, forse ritrovati così in un tempo futuro scavando in uno dei pozzi di rifiuti che ci industriamo di nascondere.Wangechi Mutu, 2015, particolare della sala espositiva, Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Le immagini possono restituire il senso del poetico, la nostalgia di tempi passati, gesti, luoghi? Se lo crediamo impossibile dovremmo osservare la maestria con cui Wangechi Mutu riesce a farci sognare fissando le sue istallazioni, in una immersione psichica.William Kentridge, Triumphs and Laments, un progetto per Roma, 2014, carboncino, Padiglione Italia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.L'omaggio all'Italia da parte di William Kentridge che espone il suo progetto per i muraglioni del lungotevere di Roma.Tania Bruguera, Self Sabotage, Biennale di Venezia, 2009. Foto d'archivio.Tania Bruguera non c'era. Rimane all'Havana in stato d'arresto, domicilio forzato e senza passaporto. Mi è dispiaciuto non averla incontrata. Di sicuro ne avrebbe combinata una delle sue, ma la sua assenza è per me l'opera, come Le Vide di Klein, come l'Orinatoio di Duchamp.
Isaac Julien, DAS KAPITAL Oratorio, Padiglione Centrale – Central Pavilion, ARENA. 56. Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia, All the World’s Futures. 56th International Art Exhibition - la Biennale di Venezia, All the World’s Futures. Photo by Andrea Avezzù. Courtesy by la Biennale di Venezia, 2015.Un inizio, un presupposto. Riconoscere la lungimiranza di Marx nella sua analisi sociopolitica, constatare la genialità severa del suo pensiero e riconoscere che l’alienazione è il frutto velenoso del capitale. Noi, intellettuali e artisti, protagonisti o meno della Biennale, siamo dentro un contenitore che non dominiamo, non controlliamo. Attenendoci ai fatti: siamo ipercritici o ipocriti?
Bruce Nauman, Human Nature, Life Death, Knows Doesn’t Knows, neon, 1983 (copia per la mostra), Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Sala d’apertura con Nauman e Abdessemed, il maestro minimal americano e la furibonda poliedricità dell’arte afroeuropea. I princìpi dell’Occidente in veste di dubbio estetico e la rabbia profonda di un mondo che scava d’impeto nella prolissa ipocrisia del mondo senza morale.
Ibrahim Mahama, Out of Bounds, installazione site specific, sacchi di juta e materiali vari, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Il lungo corridoio di Juta trasforma l’esterno delle corderie in un luogo non accessoriale, una gigantesca coperta artigianale, povera, e allo stesso tempo stupefacente di ricca atmosfera.
Ibrahim Mahama, Out of Bounds, 2015, installazione site specific, sacchi di juta e materiali varil, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.L’etica del lavoro e la potenza della manualità artistica. Al di là della decadenza di un’epoca, il lavoro dell’artista non soffre l’alienazione tecnologica.
Tan Dun, Nu Shu (The Secret Songs of Women), 2015. Performance multimediale, materiali vari, Padiglione Cina, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Tan Dun arriva all’improvviso, dirige la sua performance nel buio del padiglione. Tracce sonore e video, musicisti dal vivo. Il suono dei violini diventa quasi una musica rock, poi l’evento scema, l’artista chiede ai suonatori di lasciare gli strumenti dentro l’acqua. Rimarranno così sino alla fine della Biennale. Il tempo della fine, dice lentamente Tan Dun, è senza fine.
Tan Dun, Nu Shu (The Secret Songs of Women), 2015. Performance multimediale, materiali vari, Padiglione Cina, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.
Sarah Sze, Landscape for an Event Suspended Indefinitely, 2015, installazione materiali vari (dettaglio), Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Sarah Sze al Giardino delle Vergini, rimane nascosta fra alberi, crepe. In sospensione è anche un’amaca su cui giace un pulviscolo di coriandoli. Venezia, il suo carnevale, come simbolo della precarietà umana.
Sean Lynch, Adventure: Capital, 2015, installazione per il Padiglione Irlandese, Arsenale, 56° Biennale,Venezia.Dal lavoro ai frutti, l’apoteosi del Capitale e la sua prorompente ineludibilità.
Vanessa Beecroft, Senza Titolo con Lastra di Marmo, 2015. Padiglione Italia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Un lavoro atipico per Vanessa Beecroft, un’ampia parete di marmo, illuminata dal retro. Solo sbirciando dalle fessure il paesaggio della memoria marmorea si lascia osservare. Una congerie di statue in varie tipologie di colori, come un tesoro nascosto, o chissà, destinato ad esserlo.
Philippe Parreno, Flickering Light, armatura per illuminazione programmata, 2013. Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.All’inizio non la noti, c’è e ci si passa accanto, poi ci si accorge che in ogni spazio la luce di queste lampade segna un percorso, un continuo sfarfallio difficile da cogliere in pieno, ma impossibile da ignorare.
Vincent J.F. Huang, Crossing the Tide, 2015, installazione, acqua, passerella, fumi, Padiglione di Tuvalu, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Fra le acque, si vive la sensazione di camminarci sopra, fra i fumi e i gorghi. Non è l'unica vasca di questa biennale, ma è l'unica in cui ci si può addentrare.
Tania Candiani e Luis Felipe Ortega, Possessing Nature, installazione (particolare), 2015. Padiglione del Messico, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Anche qui l’acqua, ma su di essa si proiettano immagini d’architettura che sono simbolo di una città fragilmente costruita sulle fangose isole della laguna.
BGL art collective (Bilodeau, Giguère, Laverdière), Canadassimo, 2015, installazione materiali vari, Padiglione Canada, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Entri nel padiglione e ti ritrovi in un antico emporio, del tutto realista, con tanto di cassiera, specchio per evitare i furti, cianfrusaglie. Sul secondo piano un enorme marchingegno flipper trasforma le monetine in un gioco da bambini. Il Capitale alla fine è un Monopoli.
BGL art collective (Bilodeau, Giguère, Laverdière), Canadassimo, 2015, installazione materiali vari, Padiglione Canada, Giardini, 56° Biennale, Venezia.
BGL art collective (Bilodeau, Giguère, Laverdière), Canadassimo, installazione materiali vari, Padiglione Canada, Giardini, 2015, 56° Biennale, Venezia.
Marzia Migliora, Stilleven/Natura in posa, 2015, installazione materiali vari, Padiglione Italia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.A maggio la raccolta delle pannocchie ammonticchiate al centro dell'aia e i canti delle donne inginocchiate per sgranarle. Allo stesso modo, come seguendo una liturgia naturale, il visitatore inginocchiandosi dentro un'armadietto vede se stesso nel lontano riflesso di un'ampia distesa di pannocchie.
Herman de Vries, Rosa Damascena, materiale organico, 2015, Padiglione Olanda, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Il padiglione olandese ospita la mostra dell'enigmatico de Vries che realizza un'installazione di semplice poesia naturalista. Piccoli disegni, foglie, materiali organici.
Herman de Vries, Veritas Existentiae, pietra con incisione, 2015, Padiglione Olanda, Giardini, 56° Biennale, Venezia.
Herman de Vries, To Be All Ways To Be, carbone, scritta sul muro, 2015, Padiglione Olanda, Giardini, 56° Biennale, Venezia.
Fiona Hall, particolare dell'installazione al Padiglione Australia, 2015, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Il mondo di Fiona Hall è un universo in cui le cose si trasformano. I fari delle automobili diventano oggetti decò, lo spago col catrame diventa animale impagliato. Il tutto organizzato come in una sala d'un Museo Archeologico, luci soffuse per non rovinare i preziosi frammenti di storia.
Fiona Hall, Kuka Irititja (Animals From Another Time), 2015, particolare dell'installazione al Padiglione Australia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.
Céleste Boursier-Mougenot, Revolutions, Tecnica mista, 2015, installazione al Padiglione Francia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Un omaggio alla natura. L’osservatore ha modo di sdraiarsi su comode sedute e da lì vedere il lento moto degli alberi che si muovono.
Pamela Rosenkranz, Our Product, 2015, installazione, Padiglione Svizzera, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Una grande piscina d’acqua che ha il colore dell’epidermide, luci e suoni derivati da prodotti e sostanze che sono nel consumo di massa.
Elisabetta Benassi, Soliloquy of the Crazy King, performance, brani tratti da Soliloquio di Re Leopoldo di Mark Twain, 2015, installazione materiali vari, Padiglione Belgio, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Vincent Meessen, artista selezionato per rappresentare il Belgio alla Biennale, ha deciso di aprire lo spazio del padiglione ad artisti provenienti da quattro continenti: titolo della mostra Personne et les autres, sul tema dell’identità, della storia e della convivenza. Elisabetta Benassi ha proposto un’installazione con performance, teatralizzando la ragione della coesistenza pacifica con la lettura del pamphlet di Twain, considerato come la prima invettiva scritta contro il colonialismo.
Camille Norment, Rapture, 2015, azione multimedia, installazione materiali vari, Padiglione Paesi Nordici, Norvegia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Un’azione inaugura la mostra, mix di suoni e di aggressioni multisensoriali. L’effetto più evidente di questa voluta frattura degli standard d’armonia rimangono di dominio pubblico nel fragore visivo dei vetri frantumati.
Irina Nakhova, Rooms, 2015, Padiglione Russia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Irina Nakhova sembra smentire il celebre quadro di Goya «Il sonno della ragione genera mostri». Qui i mostri sono nati dall'enfasi della ragione, dal razionalismo, dal realismo, dalla volontà di separare credenze da verità. Il risultato è un super uomo perfettamente isolato dal reale e che sembra emergere dal sottosuolo. Nelle altre sale assistiamo all'apoteosi della ragione, dalla memoria del Costruttivismo (Fig. 28) alla sala oscurata del Concettuale e giù sino al realismo tragico rappresentato in forma di documenti (Fig. 29).
Irina Nakhova, Rooms, 2015, Padiglione Russia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.
Chiharu Shiota, The Key in the Hand, 2015, installazione materiali vari, Padiglione Giappone, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Un enorme ammasso di fili rossi e di chiavi provenienti da tutti i paesi del mondo, l'opera di Chiharu Shiota ci ricorda che tutto è sempre nelle nostre volontà, poiché del mondo e del suo destino possediamo le chiavi.
Flaka Haliti, Speculating on the Blue, 2015, Padiglione Kosovo, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Un'installazione che parla di politica e di popoli, ma con la calma e la ragionevolezza simbolicamente data dal blu, colore dell'infinito.
Heimo Zobernig, Senza Titolo, 2015, materiali vari, Padiglione Austria, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Che il Padiglione Austria fosse il più minimale lo si sapeva già, è la sua forza. Ma il padiglione minimale trasformato dal minimal di Zobernig è la distinzione perfetta. Inesplicabile. Irraggiungibile.
Sarah Lucas, I Scream Daddio (particolare), 2015, installazione, Padiglione Gran Bretagna, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Preceduta da una scatenata sessione rock alla Joe Division, durante la quale Sarah Lucas ha mostrato il pestifero ragazzaccio che è in lei, la mostra si è aperta su uno scenario in cui l'artista «urlava daddio» davvero. Pareti e opere in forma pop pasticcera in cui si gioca sui sessi e sul paesaggio domestico. La mostra più divertente.
Sarah Lucas, I Scream Daddio (particolare), 2015, installazione, Padiglione Gran Bretagna, Giardini, 56° Biennale, Venezia.
Moon Kyungwon & Jeon Joonho, The Ways of Folding Space & Flying, 2015, installazione multimediale, Padiglione Corea, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Per chi ancora non lo avesse accettato la tecnologia, quella più d'avanguardia e più sofisticata è oramai in mano agli artisti coreani e il duo Moon Kyungwon & Jeon Joonho è lì per dimostrarlo. Immagini e suoni che parlano con una definizione al top.
Maria Papadimitriou, Why Look At Animals? Agrimikà, 2015, installazione, Padiglione Grecia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Cosa dire del Padiglione greco? Attraverso il lavoro di Maria Papadimitriou parla del lato irrisolvibile e istintivo della natura umana, come una sorta di parodia della situazione politica e sociale della Grecia contemporanea, e quindi dell'Occidente.
Maria Papadimitriou, Why Look At Animals? Agrimikà, 2015, installazione, Padiglione Grecia, Giardini, 56° Biennale, Venezia.
Joan Jonas, They Come to Us Without a Word, 2015, installazione, Padiglione Stati Uniti, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Se un autorevole pioniere della video art e della performance sostenuta dal MIT presenta una mostra che non è un delirio tecnologico forse qualche domanda possiamo farcela. Il risultato è un luogo in cui la pittura si fa schermo, il video sembra pittura, il tutto è molto intimamente drammatico.
Joan Jonas, They Come to Us Without a Word, 2015, installazione, Padiglione Stati Uniti, Giardini, 56° Biennale, Venezia.
Hito Steyerl, Factory of the Sun, 2015, videoinstallazione, Padiglione Germania, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Una grande confusione regna nel padiglione tedesco. La sensazione è che la percezione di una crescente crisi d'identità stia maturando nella cultura artistica tedesca. Su tutto rimane una frase nell'opera di Steyerl: «la Deutsche Bank ha realizzato oggi quello che Hitler si proponeva di fare».
Francesco Ruiz, Edicola Mundo, 2015, installazione, Padiglione Spagna, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Un omaggio a Dalì costruito come finzione narrante attraverso l'assurdità della comunicazione scritta. L'ironia enigmatica di situazioni surreali.
Pepo Salazar, Senza titolo (particolare), 2015, installazione, Padiglione Spagna, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Un'opera che sembra una macchina per sognare, liberamente ispirata al manifesto per la libera immaginazione di Salvador Dalì.
Tsibi Geva, Archeology of the Present, 2015, installazione, esterno del Padiglione Israele, Giardini, 56° Biennale, Venezia.Fedele al suo percorso di scavo sulla conoscenza fra passato e tempo odierno, il padiglione iscraeliano presenta un'ampia installazione di Tsibi Geva sulla metafisica degli oggetti quotidiani.
Hans Haacke, visione della sala con al centro World Poll, 2015, iPad, Mac Mini airport base station, Padiglione Italia, Giardini. All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Una sala che ripercorre il percorso politico espositivo dell'artista tedesco e che qui propone anche un inedito lavoro super tecnologico.
Hito Steyerl, Factory of the Sun, 2015, videoinstallazione, Padiglione Germania, Giardini, 56° Biennale, Venezia.L'ossessione materialista, quella che nello stesso padiglione tedesco realizzato da Haacke nel 1993 aveva prodotto macerie, risuona assordante.
Argelia Bravo, Arche-types, The Sound of the Word is Beyond Sense, 2015, installazione multimediale e materiali vari, Padiglione Venezuela.Erede dell'intellighentia venezuelana, Argelia Bravo conosce bene i meccanismi di potere e cultura. Ne mostra una visione particolarmente indicativa di alcune forti tendenze dell'arte politica centro-americana.
Jeremy Deller, Jukebox, 2013, installazione al Padiglione Centrale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Il Jukebox di Jeremy Deller riassume un gusto pervasivo per il modernariato borghese e il radicalismo politico radicale racchiuso nei dischi di rumori e suoni della società industriale. Memento mori.
Jeremy Deller, Hello Today You Have a Day Off, scritta su stoffa, 2015, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Un giorno libero. Può essere la voce allegramente ipocrita di chi ti dice, sei licenziato, può essere un rimprovero al pubblico radical shic che affolla le sale, inconsapevole del privilegio vissuto.
Marcel Broodthaers, Jardin d'Hiver (1974), installazione con diversi media, Padiglione Centrale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Marcel Broodthaers nel sistema del contemporaneo sta lentamente sostituendo l'altro Marcel, Duchamp. Il suo lavoro non soffre il tempo, rimane immobile, forse in attesa di essere realmente compreso.
Marlene Dumas, Skulls (2013-2015), olio su tela, Padiglione Centrale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Della serie siamo tutti uguali ma diversi. Alla fine.
Rirkrit Tiravanija, Untitled (2015) (14.086 unfired) (2015), mattoni crudi, timbri in legno, attrezzi, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Stanco di essere l'artista del cibo, visibilmente provato ma affabile, Tiravanija gestisce la sua distribuzione (quasi) gratuita di opere in mattone crudo assediato dalle cineprese. Un giovane asiatico nel contempo è al lavoro. Forse c'è anche una lezione sullo spirito del capitalismo.
Chris Ofili (2015), vista dell'installazione, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Diversamente da quanto si possa pensare l'arte europea contemporanea non è così estranea al mondo circostante, ma oltretutto non è quella che la storia dell'arte ci vuole raccontare. Chris Ofili, inglese.
Monica Bonvicini, Latent Combustion (2015), motosega, poliuretano nero, finitura nera, catene d'acciaio, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Che la sua sia un'arte cattiva, aggressiva, lo si sapeva. Alla Biennale ha proposto alcune opere che sembrano un mix fra Burri e Oldenburg ma con una ferocia ipermoderna. Peccato che le luci non siano all'altezza.
Nino Longobardi, Senza Titolo (2014-2015), particolare, tecnica mista, Padiglione Italia, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Finalmente lo rivedo e fa piacere. Che la scena artistica italiana degli ultimi trent'anni soffra di malinconia critico-curatoriale è un fatto. Agli artisti il compito di tenere duro e non lasciarsi trasportare nel dimenticatoio.
Andrea Aquilanti, vista dell'installazione (2015), Padiglione Italia, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Andrea Aquilanti espone un suo lavoro, tenue, sofisticato, tecnologico ma anche artigianale, rappresenta bene il Codice Italia nel disegno e nella pittura.
Mimmo Paladino, Senza Titolo (2015), installazione materiali vari, Padiglione Italia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Si può anche dissentire, stilisticamente parlando, ma diamo a Mimmo quel che è di Mimmo. La sua installazione è d'una semplicità simmetricamente perfetta, si sente la mano ferma dell'artista.
Rosa Barba, Bending to Earth (2015), installazione multimediale, video, pellicola 35mm., Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Il rumore e la forma del proiettore sono un richiamo irresistibile, la traiettoria dello sguardo però non può fissare solo le immagini, la sala è tutto un pieno, una scultura. Su di noi agisce come uno stampo.
Glenn Ligon, A Small Band (2015); Oscar Murillo, Signalling Devices Now in Bastard Territory (2015); Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.La scritta di Ligon e le bandiere di Murillo sono state oggetto di qualche disappunto. Le bandiere funeree di Murillo però si legano alla scritta di Ligon che cita le parole di uno degli Harlem Six, condannati per omicidio nel 1965 dopo una confessione estorta.
Kerry James Marshall, 2015, vista della sala, pitture ad olio, Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.La pittura afro-americana di Kerry James Marshall, uno spunto per parlare di identità, di valori legati alla consapevolezza delle implicazioni razziali.
Kay Hassan, Senza Titolo (2015) costruzione in carta, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Ancora una volta Kay Hassan ci stupisce. Le sue costruzioni in carta sono sublimi. La sua installazione ha assunto i tratti di un lavoro destinato all'immediata musealizzazione.
Kutlug Ataman, The Portrait of Sakip Sabanci (2014), 9216 pannelli LCD; Chris Marker,Untitled (Passengers#129) (2008-2010), Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Bella la combinazione delle foto di Chris Marker a parete e il lungo foglio luminoso di Kutlug Ataman, un enorme insieme di piccoli pannelli LCD, appeso al soffitto come fosse un velo.
Jean-Marie Straub, In omaggio all'arte italiana!, installazione multimediale, Giardini del Padiglione Italia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Strana presenza quella di Straub, protagonista della Nouvelle Vague francese, premiato già alla Biennale Cinema come regista, e che qui presenta una particolare visione dell'Italia rimontando un suo vecchio film, allestito come videoinstallazione in un piccolo padiglione esterno.
Mikhael Subotzky, Pixel Interface II (2015), videoinstallazioni HD con microscopi telecamere computerizzati, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Alla Biennale Subotzky propone un'elucubrazione sul documento. Una telecamera digitale ad alto ingrandimento scansiona microscopicamente le immagini e restituisce di queste l'ingrandimento in forma video. Il risultato? sempre lo stesso pixel.
Katina Netburga e Andris Eglitis, Armpit (2015), installazione multimediale, materiali vari, Padiglione Lettonia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Un'installazione che al primo impatto sembra artigianale. Poi dopo aver superato la prima stanza ci si rende conto che è stato ricreato lo spazio del fai da te, il luogo esterno al mondo della produzione, la caverna del maschio contemporaneo, con i suoi attrezzi appesi come trofei, spesso inutilizzati. E la memoria video illumina l'ambiente.
Katharina Grosse, Untitled Trumpet (2015), materiali vari, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Sulle prime si rimane assordati dalla ridondanza, poi ci si rende conto che si è dentro lo spazio della pittura, dentro l'opera, in una ricostruzione del mondo.
Thomas Hirschhorn, Roof Off (2015), installazione site specific, Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Hirschhorn ha ritrovato la la sua magia allestendo un'opera che esalta la luce abbagliante di Venezia e che attraversa le sue materie povere rendendole preziose.
Maria Eichhorn, Militant, 2010, video installazione, Giardino delle Vergini, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Una delle videoinstallazioni più enigmatiche della Biennale. In una scena fissa una giovane adolescente quasi immobile, legge un libro. Dal sonoro apprendiamo si tratti di un testo fortemente politico e sovversivo, contraddice l'aura di rilassato comfort.
Meriç Algün Ringborg, Souvenirs for the Landlocked (2015), installazione materiali vari, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Un lavoro brillante che ci racconta la severità, la fissità, il dogmatismo di una vita privata dei libri, l'oggetto base di indagine di questa artista volutamente apolide.
Samson Kambalu, The Last Judgement (2015), particolare, 400 palloni da calcio ricoperti con le pagine della Bibbia, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Samson Kambalu riflette sul significato della globalizzazione ma anche sul significato del mondo tecnologico e sull'indifferenza, la disattenzione, che produce. Prendere a calci la Bibbia.
Sarkis, 2015, vista della sala, Padiglione Turchia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.Uno dei protagonisti degli anni Settanta è ospite del padiglione della Turchia con una installazione che si ripete specularmente e riflette su se stessa. Di grande atmosfera.
Szilard Cseke, Multiple Identities, 2015, vista dell'installazione, Padiglione Ugheria, Giardini, 56° Biennale, Venezia.La sala di Szilard Cseke è una delle poche a restituire all'osservatore il miraggio del futuro evolutivo, costruttivo, cinematografico, in un improbabile sviluppo utopico.
Terry Adkins, Darkwater Record (from Darkwater), 2003 - 2008, porcellana, registratori con nastri con discorso, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Un omaggio a Terry Adkins e la sua ricerca dello svelamento postmoderno, la decostruzione degli oggetti ricomposti in altri significati, e qui particolarmente politici.
Terry Adkins, Muffled Drums (2003), grancasse e silenziatori, Arsenale, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.
Tetsuya Ishida, particolare di un suo lavoro in mostra, Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Il mondo surreale di Tetsuya Ishida rivive di nuovi significati, fra aspirazioni ideali e suggestioni domestiche.
Walead Beshty, 2015, particolare, Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.A Venezia Walead Beshty presenta una visione di mondo, un mondo in cui oggetti, persone, concetti, sono come centrifugati, imbalsamati in una lamina plastica, forse ritrovati così in un tempo futuro scavando in uno dei pozzi di rifiuti che ci industriamo di nascondere.
Wangechi Mutu, 2015, particolare della sala espositiva, Padiglione Centrale, Giardini, All the World's Future, 56° Biennale, Venezia.Le immagini possono restituire il senso del poetico, la nostalgia di tempi passati, gesti, luoghi? Se lo crediamo impossibile dovremmo osservare la maestria con cui Wangechi Mutu riesce a farci sognare fissando le sue istallazioni, in una immersione psichica.
William Kentridge, Triumphs and Laments, un progetto per Roma, 2014, carboncino, Padiglione Italia, Arsenale, 56° Biennale, Venezia.L'omaggio all'Italia da parte di William Kentridge che espone il suo progetto per i muraglioni del lungotevere di Roma.
Tania Bruguera, Self Sabotage, Biennale di Venezia, 2009. Foto d'archivio.Tania Bruguera non c'era. Rimane all'Havana in stato d'arresto, domicilio forzato e senza passaporto. Mi è dispiaciuto non averla incontrata. Di sicuro ne avrebbe combinata una delle sue, ma la sua assenza è per me l'opera, come Le Vide di Klein, come l'Orinatoio di Duchamp.