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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Un inconsueto sguardo narrativo sul museo e sul restauro in un video e in una trilogia di film

A cura di Maria Ida Catalano

Con il titolo Altri Racconti sono stati presentati a Viterbo il 6 Giugno 2014, nell’accogliente cornice di Villa Ascenzi, un video sui musei ed una trilogia di filmati sul restauro. Accompagnata dalle considerazioni critiche di Lorenzo Marmo e Yvonne Mazurek l’iniziativa ha messo in gioco una forma di auto riflessione, coniugando problematiche note e linguaggi visivi poco frequentati in sede specialistica, nella volontà di assumere una libertà di sguardo che cerca di dimenticare nozioni acquisite per rivitalizzare i pensieri ed esplorare da un osservatorio eterodosso la costruzione di ulteriori nessi, tutti certamente percorribili anche sul piano della comunicazione museale.

Consumato l’evento, è sembrato utile lasciarne traccia negli spazi di questa rivista, pubblicando i testi critici nella loro fertile diversità di approccio e rendendo disponibile la visione dei filmati altrettanto eterogenei per significati e struttura.

Il video museiMuseimusei ideato da Maria Tamajo Contarini, storica dell’arte della  Soprintendenza Speciale per il P.S.A.E. e per il Polo Museale della città di Napoli e della Reggia di Caserta coadiuvata dal giovane regista Simone Petrella, è un montaggio di filmati più o meno conosciuti, dove il museo funziona da sfondo o da primo piano per scene disparate che spingono a riflettere, attraverso il veicolo cinematografico, sulle infinite risonanze di un luogo denso di significati, solo apparentemente noto ed invece sempre più configurato e configurabile come spazio imprevedibile e sconosciuto. Così, tra analogie e differenze il cinema e il museo intrecciano un dialogo serrato e, come è noto, pure storicamente esperito, se solo si pensa alle sinestesie messe in scena in Italia nelle mostre degli anni Trenta del Novecento, profondamente influenzate dall’avvento del sonoro, o alle molteplici strategie visive (lo stesso sistema del montaggio) che hanno strutturato nel tempo un fecondo impianto di rinvii. D’altra parte, del museo il cinema potenzia, nei paradossi di una dissacrazione o nell’evocazione di una presunta inviolabilità, tutto l’implicito e il sommerso connessi alla sua configurazione e al suo allestimento, prospettando scenari intorno ai quali sul fronte ermeneutico come su quello comunicativo ancora molto è possibile immaginare.

Con Ritaglio, anagramma di trilogia, opera di Simonetta Funel, artista e restauratrice presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe del Museo di Capodimonte, si presentano tre filmati in cui il tema del restauro assume una dimensione non tecnica ma evocativa dei processi ‘segreti’ interni alle opere d’arte o al loro recondito ‘funzionamento’,  mentre l’opera del restauratore appare indagata e denudata senza  le consuete reticenze. Oltre ogni mistificante retorica trionfalistica, i restauratori al  lavoro si sono esposti alle riprese incuranti, assumendo implicitamente, per una sedimentata ‘sicurezza’, tutte le contraddizioni che comporta il delicato intervento sulle opere d’arte. Nel montaggio delle immagini si susseguono e si sovrappongono gli sguardi, i gesti e le voci che esprimono, magari anche confusamente, frammenti di pensieri complessi o osservazioni banali, intenzionalmente privi di qualsiasi coerenza programmatica. Appare così l’insolita registrazione di un quotidiano affollato da opere e libri, ricco di emozioni e consumato nell’impegno, dove torna costante la singolare contaminazione tra materie nobili e arnesi semplici, alimento e strumento di una professione e di un mestiere che solo una prospettiva eticamente implicata, culturalmente libera e mai riduttiva, ripara dai diffusi conformismi presenti nel settore.