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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Il Climate Art Project e i Water Talks nei musei di Roma

Marzia Failla
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La natura agìta dall’uomo, nel ‘secolo della crisi ambientale’ (1) suggerisce complesse riflessioni e quando l’arte e la scienza coniugano sinergicamente le loro forze per dare voce alla natura ferita la congiuntura rischia di essere davvero coinvolgente.
Rendere sociale, comunitaria, pubblica la scienza è il tentativo che compie l’artista Andreco con il suo Climate Art Project, affrontando l’attività antropica sulla natura che sta alterando il funzionamento e la stabilità di interi ecosistemi naturali.
Andrea Conte (Roma, 1978), in arte Andreco, è un artista e ingegnere ambientale che unisce arte, scienza e attivismo ed è l’ideatore del Climate Art Project, ricerca interdisciplinare e di respiro internazionale che si interroga sulle eterogenee questioni che riguardano il cambiamento climatico e che si propone di superare gli ideali del ‘capitalismo verde’ attraverso la ricerca scientifica e artistica.
Simbionte, termine preso in prestito dalla biologia ma anche da uno dei progetti di Andreco intitolato Super-Simbionte (2) del 2022, configura la dimensione nella quale l’artista-ricercatore romano vuole operare, coniugando arte e attivismo proprio come organismi simbionti, che dall’inter-relazione dell’una con l’altra possano sviluppare una favorevole comunione di intenti. Arte, scienza, uomo e natura sono proposti come possibili simbionti della contemporaneità, dimensioni collimanti di cui favorire la simbiosi attraverso una sempre più consapevole integrazione delle parti.
 Il Climate Art Project e i Water Talks hanno fatto irruzione nei musei di Roma con questo approccio che intende frenare la collisione tra la natura e il suo sfruttamento, promuovendo soluzioni basate su un uso sostenibile delle risorse, il coinvolgimento dei cittadini come ‘citizen scientists’ e la diffusione di climate action che possano impattare nella lotta al cambiamento climatico, riversando questi compositi percorsi nei linguaggi artistici contemporanei, o al contrario trasformando lo spazio ideale dell’arte in un interstizio sociale sostenibile, impegnato trasversalmente nel definire il suo ruolo all’interno di un sistema capitalistico come quello odierno.
 
La ricerca del Climate Art Project
Il Climate Art Project, che dal 2018 è anche un’associazione, è una ricerca che racchiude in sé più progetti: ha avuto inizio nel 2015 a Parigi in occasione della Cop 21, la Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite (che ha portato all’Accordo di Parigi sui Cambiamenti Climatici del 4 novembre 2016) con Climate 01 – Paris Agreement, lavoro sul riscaldamento globale (3).
Le successive tappe sono state: Bologna con Climate 02 – Emissions e Bari con Climate 03 – Desertification, entrambi nel 2016, Venezia con Climate 04 – Sea Level Rise nel 2017 e Delhi con Climate 05 – Reclaim Air and Water nel 2019.
Il Climate Art Project ha costruito negli anni un’impostazione itinerante che lo ha contraddistinto, che intreccia la sua storia con il racconto di luoghi di volta in volta differenti e che si ritrova nella metodologia adottata, sapiente nell’interrogare in ogni occasione, al variare del luogo, differenti comunità di ricerca - composte da studiosi, scienziati, operatori culturali, associazioni e ambientalisti - che portano alla luce tematiche sulla territorialità, intercettando le più emergenti vulnerabilità del luogo.
Ad esempio il Climate 01 – Paris Agreement si è concluso una settimana prima della Cop 21 e della Global Climate March con cui si chiedeva ai governi riuniti di firmare un accordo sulle emissioni di CO2 e degli altri gas serra; il Climate 01 ha visto la realizzazione di una pittura murale sui cambiamenti climatici, sulla facciata della scuola elementare Richomme, nel diciottesimo arrondissement di Parigi, e di un’installazione in legno alta cinque metri, collocata in un giardino con piante di diverse specie, anche rampicanti, le quali hanno interagito con l’opera di Andreco così come gli abitanti del quartiere che potevano liberamente accedere e circolare all’interno di questo spazio verde comunitario, il Jardin Partagé Baudélire.
Il Climate 02 – Emissions a Bologna ha previsto un intervento site-specific sul muro di recinzione dell’Autostazione della città che costeggia una delle arterie urbane maggiormente trafficate e su cui l’artista ha realizzato una pittura sull’inquinamento dell’aria prodotto dalle emissioni delle automobili, sull’effetto serra, sul disequilibrio del ciclo dell’acqua e sulle percentuali di anidride carbonica presenti nell’atmosfera: un lavoro espresso per simboli che articolano una narrazione che racconta creativamente, ma al contempo denuncia, le emergenze climatiche.
In Puglia, con il Climate 03 – Desertification, si è posta l’attenzione sull’innalzamento delle temperature attraverso una pittura murale realizzata a Bitonto sul tema della desertificazione, intensa nell’area considerata per l’intervento, una riflessione ancora una volta sul labile equilibrio tra uomo e natura.
A Venezia, con il Climate 04 – Sea Level Rise, l’artista si è interrogato sull’innalzamento del livello del mare. Ha scelto di realizzare una pittura murale sulle rive del Canal Grande, vicino alla stazione ferroviaria di Venezia in Fondamenta Santa Lucia, con linee e numeri posti ad indicare i livelli del mare che si ipotizza si raggiungeranno nei prossimi anni, con accanto un’installazione realizzata in omaggio agli ecosistemi acquatici. Il progetto ha preso avvio dall’esame della direttiva europea per la Prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento (IPPC) e dagli studi condotti da Delta Committee, The German Advisory Council on Global Change (WGBU) e dall’Istituto di Scienze Marine (CNR-ISMAR) sull'innalzamento del mare nella laguna di Venezia, di cui il murale ha riportato creativamente i dati scientifici forniti dai gruppi di ricerca coinvolti nel progetto e l’installazione ha accolto differenti specie di piante che simboleggiano il ruolo della vegetazione autoctona nella mitigazione dei cambiamenti climatici della città (4).
Anche a Delhi, in India, con il Climate 05 – Reclaim Air and Water, il focus è stato sull’inquinamento atmosferico.
Per l’occasione l’artista si è chiesto: si può dipingere l’inquinamento atmosferico utilizzando l’inquinamento atmosferico nella città più inquinata del mondo? A partire dagli studi della NASA e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), la sua risposta è stata la creazione di una pittura murale lunga trecento metri, attraverso la quale Andreco ha raffigurato i livelli di inquinamento dell’aria utilizzando un inchiostro ricavato dallo smog, chiamato ‘Air Ink’ (5).
 
I Water Talks | Conversazioni d’acqua nei musei di Roma
Con uno degli ultimi progetti che hanno visto coinvolto il Climate Art Project, i Water Talks | Conversazioni d’Acqua (6) romani - a cura di Claudia Pecoraro, in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e con il supporto di Acqua Foundation – si è voluto esplorare il tema dell’acqua nelle ricerche artistiche contemporanee. Tra i progetti invitati ad intervenire il Climate Art Project di Andreco si è configurato come ‘leitmotiv’ tra le multiformi espressioni di artisti contemporanei che sono intervenuti sul tema dell’acqua, quest’ultima a sua volta basso continuo dell’intera manifestazione, simbolo di raccordo tra sguardi plurali.
In dialogo con i musei che li hanno accolti e con le opere che si sono esplorate, l’idea dei Water Talks è stata infatti quella di ragionare di concerto sul come portare narrative contemporanee in musei di arte antica e moderna, esplorando il tema dell’acqua in quanto elemento storico, poetico e politico.
Constatando che ogni museo d’arte antica, moderna o contemporanea si interfaccia con questa risorsa poiché custodisce manufatti o opere d’arte che la raccontano, l’acqua è stata raccontata come principio generatore di relazioni tra culture, tra storie passate e presenti, come simbolo di vita, purezza e fecondità, ma anche di potere, di decostruzione, decolonizzazione e migrazione,
In ogni museo si è scelta un’opera significativa appartenente alla collezione, da porre in dialogo con le esperienze degli artisti contemporanei che hanno restituito immagini, luoghi e memorie raccontati da peculiari punti di vista (7).
Gli artisti coinvolti sono stati, oltre ad Andreco, Alfredo Jaar, Marzia Migliora, Justin Thompson e Jermay Michael Gabriel, il collettivo Dry Ocean e il gruppo di ricerca Studio Azzurro.
Durante l’incontro che si è tenuto presso il Museo dell’Ara Pacis, il 28 marzo 2024, e che ha avuto il titolo Acque dolci, ovvero della fecondità, è intervenuta l’artista Marzia Migliora. A partire dall’analisi della curatrice del museo Luisa Spagnuolo su Il rilievo del Tellus (I secolo a.C.) la rappresentazione dell’acqua è stata posta in dialogo con una selezione di lavori di Marzia Migliora, in particolare Sofferte onde serene, Flow. Voci d’acqua e Aqua Micans.
L’acqua è un elemento ricorrente nei lavori dell’artista, un emblema per indagare popoli, rituali, tradizioni e memorie di culture territorialmente differenti: Sofferte onde serene è un’installazione site-specific realizzata nel 2019 a L’Aquila, in Piazza Giulio Natali, e la cui documentazione fotografica e video è stata presentata presso il Museo dell’Ara Pacis. Si tratta di un’installazione in pietra lavica a forma di onda, un’onda su cui potersi sedere, un’onda luogo di incontro e socializzazione, che rimanda al movimento oscillatorio delle onde del mare, ma anche a quello delle onde sismiche.
La memoria del passato terremoto del 2009 ritorna nel racconto che l’artista crea con questa installazione, collocata in una delle piazze principali del centro storico e in cui l’acqua, richiamata simbolicamente, diviene metafora della rinascita della città post-sisma. Il titolo è una citazione di un brano del compositore Luigi Nono del 1976: vuole ricordare le onde sismiche che hanno scosso la città, che a loro volta rimandano ai fenomeni di eruzione vulcanica, da cui deriva la scelta del materiale lavico (8).
Flow. Voci d’acqua è invece una performance che si è svolta anche questa a L’Aquila, in Piazza San Basilio, il 16 settembre 2023, nell’ambito della terza edizione di Performative. Festival Internazionale di performance d’arte, danza, musica e teatro organizzato dal MAXXI L’Aquila, con la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti (9), in cui l’elemento di relazione con la comunità e con la storia ha dato vita ad un’azione performativa in forma processionale che ha creato una sonorità diffusa con cui si è permeato il tessuto urbano del capoluogo abruzzese, per riflettere sull’acqua e sulla cultura come risorse assimilabili per importanza, vitali nell’assicurare e far prosperare il benessere della collettività.
Aqua Micans, infine, è un lavoro del 2013 ideato per la Nona Giornata del Contemporaneo organizzata da AMACI - Associazione Musei Arte Contemporanea in Italia.  L’immagine fotografica ritrae il cammino di alcune donne attraverso il Grande Cretto di Alberto Burri: le donne, discendenti delle famiglie che hanno assistito al tragico terremoto di Gibellina in provincia di Trapani, percorrono un cammino che diventa rituale e che rimanda alla tradizione del trasportare l’acqua tramite delle anfore poste al di sopra del capo, che accomuna le donne di molte comunità del Sud del mondo (10), un lavoro richiamato in occasione dei Water Talks proprio per far riecheggiare ulteriori immaginari sull’acqua, attraverso il Mediterraneo e al di là di esso.
Durante l’incontro conclusivo dei Water Talks presso i Musei Capitolini, intitolato Acqua, fondazioni e migrazioni, la celebre opera di Pieter Paul Rubens Romolo e Remo allattati dalla Lupa, dell’inizio del XVII secolo e che rappresenta il mito dell’origine di Roma, è stata il punto di partenza per una dissertazione approfondita dell’artista Alfredo Jaar sull’acqua in quanto simbolo di migrazione, confine e di morte nel destino di tutti coloro che cercano di attraversare il Mediterraneo e non riescono a terminare il loro viaggio verso l’Europa.  
In particolare la performance di Alfredo Jaar The Gift realizzata in Svizzera, a Basilea nel 2016 (11), è stata richiamata a partire dall’immagine, purtroppo divenuta celebre, della spiaggia su cui è stato ritrovato morto il piccolo bambino siriano di tre anni identificato poi come Alan Kurdi, ‘La spiaggia su cui muore l’Europa’ così come è stata ricordata da Mario Calabresi su La Stampa (12). Jaar, a proposito di questa storia che invisibilmente ne ha richiamate alla memoria molte altre, ha dimostrato il potere delle immagini nella società odierna assuefatta a narrative di morte,  guerra, distruzione e esclusione; proprio andando contro questa pericolosa indifferenza Jaar nel 2016 ha deciso di realizzare quindicimila cubi di cartoncino che esternamente riportavano la fotografia della ‘spiaggia di Alan Kurdi’ e internamente una scritta, un dono e allo stesso tempo un monito: Warning! This gift can change you, un invito a rimanere desti e solerti sulle politiche di informazione e comunicazione riguardo i fenomeni migratori nel mar Mediterraneo. Un altro lavoro che in questo senso è stato richiamato da Jaar si intitola One million finnish passport, un’installazione realizzata nel 1995 per il Museum of Contemporary Art di Helsinki, composta da un milione di passaporti raggruppati all’interno di una teca infrangibile di vetro, che si riferiscono alle immaginarie identità di un milione di immigrati e che quindi riflette non sul viaggio e sull’ingresso ma sull’integrazione di queste persone all’interno del contraddittorio sistema-Europa.
 
Il Climate Art Project nei Water Talks
Tornando all’attività del Climate Art Project di Andreco, sono in effetti molteplici i progetti che si incentrano sul tema dell’acqua: oltre al citato Climate 04 – Sea Level Rice a Venezia vi sono FLUMEN, Displacement, Acquae - Furrina, Drops – The state of matter, Parata della fine – Anthropocene Ritual e Tiberina – Parata degli Inizi. In particolare quest’ultimo è il lavoro che Andreco ha scelto di presentare per i Water Talks, subito dopo i lavori estremamente toccanti presentati da Alfredo Jaar.
Tiberina - Parata degli Inizi è un lavoro del 2020, una performance e un video, prodotto da Roma Europa Festival in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma e l’Accademia di Santa Cecilia, per la Festa di Roma del 2020; si è configurato come una parata in omaggio al fiume Tevere, un auspicio alla sua floridità e salubrità, grazie al culto della divinità fluviale di Tiberino, eletto mitologicamente a protezione di questo ‘corridoio verde’ nel cuore di Roma.
In questo lavoro i performers sembrano essere senza personalità, si impongo fisicamente trasportando delle bandiere ma indossano delle maschere, attraversano una città in cui l’estinzione della specie umana sembra aver già fatto il suo corso; un progetto che è stato scelto per l’incontro conclusivo dei Water Talks come interfaccia del lavoro di ricerca che il Climate Art Project conduce sulla sensibilizzazione idrica ma che ne richiama, per tematiche e metodologie adottate, altri come: Aula Verde – Aniene, un progetto di climate action del 2021 che si iscrive nel paesaggio della Riserva naturale dell’Aniene di Roma. Il nome Aula Verde deriva dalla forma dell’area prescelta, delimitata da pioppi e salici, Poulus Alba e Salix Alba, disposti a formare due grandi circonferenze concentriche del diametro di quaranta metri che formano una sorta di ‘pantheon naturale’ in cui ha luogo l’azione; FLUMEN (2020-2022) è un progetto dedicato ai fiumi e ai parchi, un lavoro sugli ecosistemi acquatici e le aree verdi che utilizza la prospettiva della ‘citizen science’ (13); Displacement, una performance del 2020 realizzata in Piazza Maggiore a Bologna, un’azione legata al tema dell’acqua e per l’acqua, che ha toccato i temi della desertificazione, dell’innalzamento del livello del mare e del ricollocamento di intere popolazioni toccate da questi fenomeni ambientali (14) che ne stanno determinando il loro esodo; Acquae – Furrina, una performance realizzata nel 2018 a Villa Sciarra, a Roma (15), e che richiama alla mente la ninfa Furrina, divinità protettrice delle acque e del bosco sacro vicino Villa Sciarra che veniva celebrata attraverso le festività dette Furrinalia (16); Drops – The state of matter, una performance del 2020 che si è tenuta a Villa Borghese a Roma sulla decostruzione delle immagini e i simboli di dominio, di colonizzazione e supremazia politico-culturale; Parata della fine – Anthropocene Ritual, performance realizzata al Centro Pecci di Prato il 28 febbraio 2017, in dialogo con la mostra La fine del mondo (2016-2017) a cura di Fabio Cavallucci (17), una parata che ipotizza la fine del mondo nell’era dell’Antropocene, un’era compromessa dal sistema capitalistico che la condurrà all’auto-estinzione.
Tornando alla performance realizzata per Tiberina - Parata degli Inizi, la sua riproposizione video è stata particolarmente suggestiva nella cornice dei Musei Capitolini, in dialogo con il dipinto a olio di Rubens in cui è narrato il fiume Tevere e il mito di fondazione della città di Roma e ha fornito lo spunto per una performance di Andreco che si è realizzata nella stessa giornata del 16 aprile proprio  in Piazza del Campidoglio, concludendosi davanti alla statua che rappresenta il Tevere, nella parte antistante Palazzo Senatorio. La performance dell’artista si è espressa come un tragitto in cui, partendo dall’uscita dei Musei Capitolini, egli ha attraversato con un moto rotatorio, serafico, composto, Piazza del Campidoglio al tramonto, portando con sé una delle bandiere utilizzate per Tiberina – Parata degli Inizi e che è voluta essere un ulteriore omaggio all’acqua del Tevere e alla sua rappresentazione allegorica.
 
Simbionti contemporanei
Il punto di vista di tutti questi lavori che fanno capo al Climate Art Project è sicuramente sapiente poiché è quello di un ingegnere ambientale come Andrea Conte, che tramite l’arte riverisce la natura e i suoi processi, che omaggia interi ecosistemi depauperati dall’intervento dell’uomo, divulgando climate action che hanno il chiaro intento di superare gli approcci privi di radicalità del ‘capitalismo verde’(18), tutelando e alimentando invece un’osservazione plurale, da differenti punti di vista, su fenomeni estremamente complessi ma necessari da approfondire.
La metodologia adottata da Andreco interpreta la natura in quanto arte e ne esplora i funzionamenti attraverso ricerche interdisciplinari e strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. Nel 2016 ha creato un’equazione per spiegare la processualità che intride le sue azioni:
 
PLANTS: ECOSYSTEM = REVOLUTIONARIES: SOCIETY,
con l’idea che le piante stiano ad un ecosistema come i rivoluzionari stanno alla società; sia alla vegetazione che ai rivoluzionari è affidata la funzione di rigenerare interi ecosistemi, ambientali, sociali, politici e culturali (19).
Dal punto di vista espressivo installazioni, delegated performance, pittura, scultura, progetti d’arte pubblica e video sono utilizzati per interrogare la questione climatica nelle sue molteplici sfaccettature. In particolare i progetti performativi danno vita a dimensioni sociali e corali in cui il corpo plurale diviene veicolo per la comunicazione dell’attivismo ambientale. Andreco lavora con ‘comunità consapevoli’ (20), con collettività che seppur mutabili e temporanee, acquisiscono informazioni anche complesse che l’artista mette in campo con ogni progetto: la formula della parata provoca l’interazione tra la micro-dimensione del performer e la macro-dimensione urbanistico-ambientale e crea un’incisiva interazione tra particolare e generale, rievocata anche dall’utilizzo ricorrente della bandiera come elemento simbolico, in contrapposizione alle maschere sui volti dei performer che rendono impersonale la loro identità.
Coordinando sinergicamente ricerca scientifica, attivismo ambientale e pratica artistica Andreco si propone una penetrazione capillare nel territorio che renda attivo fruitore di informazioni scientifiche il singolo cittadino, coinvolto a tutti gli effetti nelle climate action disseminate territorialmente.
L’idea è quella di costruire spazi di socializzazione, ‘infrastrutture verdi’, nature-based solutions (NBS) che si affermano come opere di land art e di performance iscritte nel paesaggio.
L’interrogativo tuttavia è irrisolvibile: si può veramente far fronte all’emergenza climatica restando in un sistema capitalista? Si può permeare il tessuto sociale diffondendo una consapevolezza centrifuga attraverso l’arte contemporanea?
Se l’Antropocentrismo ha portato a immaginare la natura assoggettata al dominio dell’uomo, la visione portata avanti dagli artisti e dai due progetti menzionati ripropone di maturare una volontà all’integrazione dell’uomo con i processi ambientali e gli ecosistemi discussi.
Per un ripensamento del vivere dell’uomo nella natura, preservando e non alterando. Da parassiti a simbionti.

Aprile 2024
 
2) Il progetto Super-Simbionte del 2022 si è definito come parte dell’Art for Radical Ecologies Manifesto ed è stato ideato per il Venice Climate Camp (Lido di Venezia, 2022), con l’idea di creare un’azione performativa per la Climate March – Marcia per la giustizia climatica del 10 settembre 2022. L’Art for Radical Ecologies Manifesto, a cura di Sale Dock e Institute for Radical Imagination, si delinea come un manifesto sul ruolo dell’arte in relazione alla lotta al cambiamento climatico. Il progetto esplora le dimensioni estetico-politiche al fine di sperimentare la creatività nella sua radicalità e non per la sua commercializzazione: https://instituteofradicalimagination.org/2022/09/09/art-for-radical-ecologies/
5) Questo inchiostro è chiamato ‘Air Ink’ ed è realizzato da un’azienda indiana che lo produce servendosi dello smog che fuoriesce dai tubi di scarico delle automobili:
6) Il ciclo di incontri Water Talks | Conversazioni d’Acqua si è tenuto tra il 1 marzo e il 16 aprile 2024 in cinque contesti museali differenti: Centrale Montemartini, Museo di Roma a Palazzo Braschi, Museo dell’Ara Pacis, Mercati di Traiano e Musei Capitolini. Il progetto è risultato vincitore dell’Avviso Pubblico ‘Raccolta di Proposte progettuali per la realizzazione di eventi, manifestazioni, iniziative e progetti di interesse per l’Amministrazione capitolina di rilevanza cittadina’, è stato promosso da Roma Capitale in collaborazione con Zètema Progetto Cultura. Le curatrici coinvolte sono state: Lucia Cianciulli, Donatella Germanò, Barbara Nobiloni, Lucia Spagnuolo e Ilaria Miarelli Mariani. Gli esperti coinvolti tra storici, filosofi, ricercatori e attivisti sono stati: Valentina Brinis, Alessandro Corsini, Ilaria Gaspari, Andrea Lerda, Matteo Lucchetti, Barbara Nardacchione, Rosario Pavia, Bartolomeo Schirone, Lorenzo Teodonio, Maria Cristina Tullio.
10) Mania P., Racconti mediterranei. Immagini, memorie, azioni nell’arte contemporanea, Roma, Round Robin Editrice, 2017, pp. 95-98.
12) Calabresi M., La spiaggia su cui muore l’Europa, La Stampa, 3 settembre 2015.
15) La performance, a cura di Andreco, Sara Alberani e Manuela Contino, è stata realizzata in occasione di AQUAE, un progetto che promuove eventi sul tema dell’acqua e che si intersecano con il tessuto urbano e gli spazi verdi della città di Roma, tra cui Villa Sciarra e la Valle dell’Aniene.
16) Macrì T., Slittamenti della performance. Volume 2. Anni 2000 – 2022, Milano, Postmedia Books, 2020, p. 296.
20) Macrì T., op.cit., p. 290.