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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Roma 2025

Daniela De Dominicis
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Il primo tavolo istituzionale per la definizione delle opere giubilari risale alla legge di bilancio del 2021. La caduta del Governo Draghi ne determina però una battuta d’arresto ed è necessario aspettare prima il DPCM del 15 dicembre 2022 e poi le modifiche apportatevi l’8 giugno 2023 (1) per disporre dei 3,4 mld di euro necessari all’avvio degli “interventi essenziali e indifferibili connessi con le celebrazioni del Giubileo”. Gli allegati al decreto illustrano 184 progetti che si articolano in quattro ambiti: Riqualificazione e valorizzazione – sotto questa voce ricadono metà degli interventi e si declina in tre ulteriori capitoli (2) –, Accessibilità e mobilità, Accoglienza e partecipazione, Ambiente e territorio.
A tutto ciò si aggiunge il progetto Caput Mundi del Ministero del Turismo per la valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale con un finanziamento di 500 mln (3).
Scorrendo le iniziative messe in campo si può però constatare che quelle destinate a lasciare un segno strutturale nel futuro della città sono solamente due: la pedonalizzazione di Piazza Pia e la trasformazione dell’area antistante la stazione Termini. Per il resto si può parlare di opere di manutenzione e di restyling (rifacimento del piano stradale, dei marciapiedi, degli arredi urbani, ripristino delle caditoie, dell’illuminazione, sostituzione e incremento dei mezzi di trasporto, restauro di sagrati e di facciate, rifacimento delle segnaletiche, ottimizzazione di alcune infrastrutture…), tutto ciò che dovrebbe rientrare nel normale modus operandi di un’ accurata amministrazione ma che la perenne indisponibilità di fondi finisce per trasformare in eventi straordinari.
I cogenti problemi dei trasporti e dei rifiuti che l’attuale amministrazione cerca di fronteggiare, prevedono ipotesi risolutive con tempi di realizzazione che vanno ben al di là della scadenza giubilare. Il solo collegamento tranviario (4) dalla stazione centrale verso il Vaticano e il quartiere Aurelio è scandito infatti in archi temporali di 5 e 10 anni; per l’immediato, il piano dei trasporti prevede unicamente il pur oneroso rinnovamento delle strutture esistenti, l’ottimizzazione dei collegamenti, l’introduzione di nuovi autobus (5) e la messa in opera di una tecnologia di connessione di quinta generazione estesa a tutta l’area della città ,in grado tra l’altro di fornire capillari informazioni sul sevizio in tempo reale.
Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti, l’entrata in esercizio del tanto atteso e contestato termovalorizzatore da realizzare nell’area di Santa Palomba (6), dopo il superamento dei ricorsi respinti dal Consiglio di Stato, è prevista nel febbraio 2027; solo allora la municipalità di Roma potrà quindi mettere fine all’indecoroso, costosissimo ed inquinante trasporto dei rifiuti in altre regioni e nel nord Europa che durante il prossimo anno non potrà che essere pesantemente incrementato.
Roma è indubbiamente una città difficile che attraverso i secoli ha sempre insistito – al di là delle necessarie espansioni – sulla stessa area territoriale, dando vita ad un complicato palinsesto di insediamenti diversi. La città moderna si è fatta largo sull’antica con sventramenti e soluzioni che in alcuni casi si sono rilevati dei boomerang come per esempio la scelta, avviata durante il governo piemontese e aggravata nel ventennio fascista, di trasformare una città fino ad allora policentrica in un complesso radiale che vede in piazza Venezia – con i nuovi assi di via del Teatro di Marcello e via dei Fori Imperiali – uno snodo di attraversamento obbligato destinato perciò ad una perenne congestione (7).
Tuttavia il polo di riferimento prioritario nell’anno giubilare è senza dubbio l’area vaticana ed è lì che si sono concentrati i maggiori sforzi per garantire l’accoglienza e il deflusso dei 35 milioni di pellegrini attesi. L’intervento su Piazza Pia – la tormentata zona tra via della Conciliazione, Castel Sant’Angelo e il Tevere (8) – è il primo che il DPCM prende in considerazione. Con un progetto a firma dell’Assessorato ai Lavori Pubblici del Comune si vuole recuperare l’area alla pedonalità procedendo con un sottopasso per il traffico veicolare che incrementa di 130 metri quello già realizzato nel 2000. Superati i problemi tecnici relativi alla movimentazione di un collettore ACEA, il cantiere è stato avviato il 22 agosto scorso con la consegna prevista a 16 mesi grazie ad una modalità di lavoro definita cut&cover che permette di operare contemporaneamente in superficie e in profondità. Per il momento è possibile ragionare solo sui rendering che mostrano un’ampia area vuota con una cordonata laterale digradante dal muraglione del Tevere verso via della Conciliazione. Il progetto ha fatto molto discutere e non è mancato chi vi ha voluto vedere un’affinità con lo sventramento della Spina di Borgo il cui vuoto finisce per trovare qui una sorta di continuità ed amplificazione (9). Si lamenta inoltre l’insufficienza del verde, di zone di sosta, l’occasione perduta di far intuire la preesistenza degli antichi bastioni: il progetto si organizza solo come una grande area libera che, per alcuni, sembra ispirarsi alla “necessaria solitudine” invocata da Mussolini intorno ai monumenti imperiali (10).
Il secondo e più complesso intervento è quello relativo alla sistemazione di piazza dei Cinquecento e zone limitrofe. Il bando di concorso è stato indetto dal Comune e da FS italiane nel 2020 e pensato nella prospettiva del Giubileo. A vincere la gara è stato un team italo-francese (11): l’italiano IT’S (Alessandro Cambi, Francesco Marinelli e Paolo Mezzalama) (12) e il francese TVK (Pierre Alain Trévelo e Antoine Viger-Kohler) (13). Entrambi gli studi hanno al loro attivo sistemazioni urbane apprezzate: TVK, oltre a diversi quartieri residenziali a Parigi, ha firmato sempre nella capitale francese il restyling di Place de la République a Parigi proposto come spazio aperto, in gran parte pedonale e polifunzionale; IT’S ha curato il masterplan del lotto di 5mila mq di un’ex area industriale tra la stazione Tiburtina e l’autostrada Roma - L’Aquila facendo di un terreno di risulta un hub per imprese creative e artigianali; dal 2019 coordina inoltre il progetto di ricerca interdisciplinare sulle trasformazioni sociali ed urbanistiche, LIVEonHUB.
È su questa visione olistica della città che si basa l’intervento per la piazza della stazione Termini, area tutt’oggi percepita come un aggregato di parti e di funzioni non comunicanti. L’obiettivo è quello di restituirla ad un’unità percettiva che permetta di coglierne le stratificazioni storiche – in primis le mura serviane e le Terme di Diocleziano di cui attualmente si nota appena la presenza – e la coesione spaziale: una parte di città non più solo confinata alle infrastrutture ma nella quale sentirsi accolti, sostare, trattenersi. Sollevata dalla funzione di parcheggio – dislocato nella piastra multipiano da poco inaugurata con un ponte di 110 metri sopra i binari – e liberata dalle superfetazioni spontanee che vi si sono concentrate nel tempo, la piazza viene ora riprogettata, per tappe, nel capolinea dei mezzi pubblici (autobus e tram per il quartiere Aurelio) e nel parco urbano di 500 alberi di prossima piantumazione. La parola d’ordine proposta da questi architetti per il possibile riscatto della città è il recupero delle aree non costruite, quelle abbandonate di cui nessuno si cura, destinandole a parco come luogo di ricreazione e socialità. Roma risulta essere tra i centri urbani più verdi d’Europa ma gli alberi e il verde in generale, sono spesso trascurati o, ancor peggio, massacrati dalle potature.
Anche il Tevere del resto, ritenuto un’eccellente via di comunicazione con un ecosistema di particolare interesse, sembra un corpo estraneo alla città fin dal suo imbrigliamento. Il Giubileo viene colto come un’occasione per recuperare alla fruizione questa via d’acqua: nell’ambito di un articolato progetto – il Masterplan del Tevere, finanziato dalla Giunta Capitolina nel luglio ’23 con 45 mln – vengono messi in campo cinque parchi di affaccio per la rigenerazione del tratto urbano tra Ponte Milvio e la foce.
Ma il fiore all’occhiello della città, maggiormente spendibile ai fini turistici, è sempre stata la parte archeologica. Il 2 aprile ’24 è stato reso noto il nome del team di architetti vincitore del concorso (14) per la sistemazione della Nuova passeggiata archeologica dei Fori Imperiali: lo Studio Labics (Maria Claudia Clemente e Francesco Isodori) (15). L’idea è quella di creare un anello pedonale di tre chilometri che partendo dall’area dei Fori vi si ricollega – attraverso il Celio, il Palatino, il Circo Massimo e il Campidoglio – con piazze di sosta, pannelli esplicativi, evidenziazione delle tracce storiche ora poco percepibili e recupero dei tracciati dismessi per la connessione con i rioni circostanti. Anche in questo caso si tratta di un primo intervento nell’ambito del più ampio progetto del Centro Archeologico Monumentale di Roma (CArMe) (16) finanziato con 282 mln ma, pur così circoscritto, per la sua piena realizzazione sarà necessario attendere l’apertura della stazione metro di Piazza Venezia per cui, con tutta probabilità, nell’immediato se ne concretizzeranno soltanto alcune parti.
Esaminando tutte le operatività messe in campo dall’amministrazione capitolina emergono dunque un’infinità di progetti ma non un progetto di città. Eppure sullo sviluppo dei centri urbani si ragiona ormai da anni.
I due concetti considerati fondanti per un’apprezzata politica di pianificazione sono la presenza di efficienti infrastrutture e la compattezza dell’insediamento abitativo. Una città compatta è indubbiamente più gestibile e permette di risparmiare ampie parti di terreno verde. Come sostiene Norman Foster – direttore della rivista Domus per il 2024 – sono le città la chiave per un futuro sostenibile (17) ed è necessario pianificarle con attenzione.
Parigi ha saputo sfruttare l’occasione delle olimpiadi per potenziare le sue efficientissime infrastrutture, Roma che pur non ha mai avuto tanti finanziamenti a disposizione, sembra perdersi in mille direzioni diverse senza un orientamento preciso.

Aprile 2024

1) Il DPCM del 15 giugno 2022 è stato modificato con il DPCM dell’8 giugno 2023 che apporta variazioni ad alcuni interventi già approvati e ne introduce di nuovi.
2) Riqualificazione e valorizzazione viene declinato in: Riqualificazione dello spazio pubblico, Riqualificazione delle periferie e Riqualificazione dei luoghi giubilari. Gli interventi previsti si estendono inoltre a molti Comuni della città metropolitana di Roma Capitale e alcune città della Regione (Alatri, Anagni, Ariccia, Capranica Prenestina, Colleferro, Fonte Nuova, Gallicano, Gerano, Guidonia, Montecelio, Lanuvio, Mentana, Montelibretti, Palestrina, Palombara Sabina, San Polo dei Cavalieri, Subiaco, Valmontone, Velletri, Viterbo, Zagarolo).
3) Il piano Caput Mundi è stato presentato nel giugno 2022 ed è costituito di 335 interventi  di restauro, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale a Roma e nel Lazio. È finanziato con 500 mln dell’Unione Europea nell’ambito del PNRR.
4) Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) approvato a febbraio 2022 prevede la realizzazione di un collegamento tranviario chiamato TVA (Termini Vaticano Aurelio) con due scadenze di consegna, a cinque e dieci anni.
5) Il DPCM 8 giugno 2023, all.1, intervento n. 90, indica per il periodo 2023-26 l’incremento graduale di 1057 nuovi bus per far fronte ai flussi giubilari.
6) Santa Palomba si trova nella zona Sud Est di Roma, nel XII Municipio.
7) Sulla trasformazione della città di Roma dalla fine dell’800 agli anni Trenta si veda Paolo Portoghesi, Roma un’altra città, Edizioni del Tritone, Roma 1968 e Italo Insolera, Roma moderna, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino (1962) 2011, capp XII e XIII.
8) Piazza Pia, già piazza Castello e piazza di Borgo, è stata più volte modificata nel corso della storia, soprattutto in occasione degli anni santi. Prende il nome dagli interventi voluti da Pio IX negli anni Cinquanta dell’Ottocento che ne amplia la metratura con la demolizione dei bastioni meridionali di Castel Sant’Angelo mentre l’architetto Lugi Poletti ne disegna gli edifici del prospetto. Viene ulteriormente trasformata con la costruzione degli argini del Tevere tra Ottocento e Novecento, con il ponte Vittorio Emanuele II del 1911 e con la demolizione della Spina di Borgo per dar luogo a via della Conciliazione nel 1936 su progetto di Marcello Piacentini e Attilio Spaccarelli. Cfr. Claudio Parisi Presicce e Laura Petacco, La Spina dall’agro Vaticano a via della Conciliazione, cat. mostra Roma, Musei Capitolini, 2016. Le trasformazioni in corso sono finanziate con il fondo giubilare per 79,5 mlm.
9) Tra le più aspre contestazioni si registrano quelle degli architetti Francesco Sanvitto e Guido Montanari. Il primo, presidente del Tavolo della libera urbanistica, è noto per aver denunciato alcune irregolarità dell’amministrazione Raggi in merito alla costruzione del nuovo stadio; il secondo è docente di Storia dell’architettura contemporanea al Politecnico di Torino.
10) Il riferimento è al discorso pronunciato da Mussolini in Campidoglio il 3 dicembre del 1925 che viene considerato orientativo per le scelte urbanistiche del regime e del concetto del “diradamento” promosso dall’architetto Gustavo Giovannoni.
11) Collaborano a questo progetto anche: ARTELIA italia, NET Engineering, Michela Rustici, Latitude Platform for Urban Research and Design.
12) Lo studio di architettura IT’S, fondato nel 2016, ha sedi a Roma, Ginevra e Parigi.
13) Lo studio di architettura TVK, fondato nel 2003, ha sede a Parigi.
14) Al concorso internazionale per la sistemazione dei Fori Imperiali hanno partecipato 23 imprese, presidente della giuria è stato l’architetto João Luis Carrillho da Graça (Portalegre, Portogallo, 1952).
15) Studio di architettura Labics è stato fondato a Roma nel 2002.
16) Al Centro Archeologico Monumentale sono dedicati 12 interventi del DPCM dell’8 giugno ’23, dal n 20 al 32. Tra questi anche il completamento del Parco archeologico del Celio con il Museo della Forma Urbis.
17) Le città producono il 90% della ricchezza mondiale e il 70% delle emissioni del gas serra, è su queste dunque che è necessario agire. Cfr  Norman Foster, “Il futuro dell’urbanizzazione/The future of urbanisation”, Domus, febbraio 2024, pp.1-4.