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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Pia Candinas

 

Dedico queste parole a Luigi Billi che si è congedato da noi all'improvviso, lasciandoci opere d'arte eccezionalmente originali e inventive. Ho preso in prestito questo titolo da un catalogo dell'artista newyorchese Mary Frank.

Di tanto in tanto Luigi si materializzava alla biblioteca della Temple, l'università americana di Roma, quella sua figura dalle agili movenze che sembrava vivere a un' altezza diversa da quella abitata da noi comuni mortali, e non solo per la leggerezza che lo contraddistingueva, ma per il modo in cui si muoveva, come se i suoi piedi non si degnassero di toccare terra, non ne avessero bisogno. Sorridente, curioso, molto presente, Luigi Billi era uno spirito su cui le ombre delle piccole noie quotidiane parevano non riuscire ad allungarsi.

Ma di ombre è intriso tutto il suo lavoro, anzi le ombre ne sono quasi la pervadente idea dominante. Si pensi a Hombres, o ai tetti di foglie dei Cieli di Bosco, alle sue tenebrose nature morte. Scattare una foto in fin dei conti non è altro che cercare di catturare ombre. Penso che tutti i suoi materiali – i reperti e i ritagli che trasformava e riassemblava nei collage – abbiano con la realtà tangibile un rapporto per certi versi simile a quello che hanno le ombre, un rapporto di seconda mano se così si può dire.

Luigi era un uomo totalmente dedito al lavoro, costantemente attivo e laborioso, ma anche un raffinato viveur. Soprattutto era un sensibile e consapevole osservatore del proprio tempo, della cultura, della storia dell'arte, di se stesso e delle possibilità che si aprivano per lui sia nel chiuso del suo studio che fuori, sulla scena pubblica.

Le Note dell'autore che scrisse via via per accompagnare le varie serie delle sue opere, rivelano un pensiero lucido e una disponibilità a dare conto, con candore e in termini semplici e concreti, della propria ispirazione. Colpisce la sua voglia di spiegarsi agli altri: indica quelle che sono le sue fonti d'ispirazione, non nasconde le sue fissazioni, ci fa vedere come solo un'opera d'arte possa riconciliare quelle incongruenze che lui stesso ha individuato. Il suo intento è trasformare il senso di cose che ritenevamo ci fossero familiari.Le sue parole sono il segno inequivocabile della dimensione psicoanalitica che domina la sua opera: nel momento in cui esse escono con discrezione di scena, comincia a entrare in funzione la sua arte. Essa ruota intorno agli archetipi dell'identità, della memoria, della solitudine, della malinconia. Billi aveva quella perfetta padronanza delle strategie pittoriche che viene dalla tecnica e, attraverso l'attrito prodotto dal contatto di materiali tra loro antitetici, riusciva ad accendere le emozioni.Tra il suo regno metafisico privato, che aveva esplorato con coraggio e rigore, e l'altro, il mondo profano e intricato dell'arte, Luigi faceva la spola, andava avanti e indietro per noi come un alato e mercuriale messaggero.

Caro Luigi, ti scrivo ...

Today is Yesterday's Tomorrow

 

Pia Candinas

 

I would like to dedicate these words to Luigi Billi, who died unexpectedly a few weeks ago, leaving us a body of exceptionally original and inventive works of art. I borrowed the title from a catalog of the New York artist Mary Frank.

From time to time Luigi would materialize in the library at Temple University, a nimble figure who seemed to have arrived from some plane other than the one that we normal people occupy, not just because he was tall and slender, but because of the way he moved, as if his feet didn't need to bother touching the floor. Smiling, curious, attentive--a spirit unshadowed by everyday nuisances.

But shadows are imbedded everywhere in his work—indeed they are a persistent motif. Think of the Hombres, the leaf canopies of the Cieli di Bosco, the tenebrous still lifes. I suppose all of his materials—the memorabilia and clippings that he altered and collaged—have a sort of shadow-like, second-hand relationship to tangible reality, and to snap a photograph, after all, is nothing more than to capture shadows.

Of course, Luigi the man was wholly engaged, endlessly active, industrious, but also a dashing and ultra-worldly charmer. Most of all, he was a totally sentient and conscious observer of his times, his culture, art history, himself and the possibilities awaiting him both in the studio and beyond, in the public arena.

The note dell'autore that Luigi wrote to accompany his several series of works demonstrate his lucid thinking and his willingness to describe candidly his inspiration in concrete and unpretentious terms. His helpfulness is striking: he points out his sources, reveals his fixations, shows us how only a work of art can reconcile the incongruities that he has identified. His purpose is to modify the sense of things we had thought were familiar.

His words point unequivocally to the psychoanalytic dimension of his art. At the point in which these words discretely end, his art begins to function. The art revolves around archetypes of adult identity, memory, solitude, melancholy. He had the technician's mastery of pictorial strategies, and he made emotions ignite from the rubbing together of contradictory materials.

Between his private metaphysical realm, which he explored with courage and rigor, and the other one, the profane and convoluted world of art, Luigi shuttled back and forth as our winged messenger.

Caro Luigi, ti scrivo ...