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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Beethoven Was a Lesbian e il deep listening di Pauline Oliveros al MACRO di Roma
Marzia Failla
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Si entra in una sala dedicata all’ascolto, buia, lasciandosi l’esterno alle spalle e trovandosi al centro di un limbo sensoriale disorientante, immersivo, avvolti in un moto sonoro centripeto. Suoni che si accavallano, per cambiare, suggerire, attivare i canali percettivi. La sezione musica da camera - chamber music del museo MACRO di Roma è uno spazio pensato per accogliere e favorire l’immersione nelle sperimentazioni di musicisti e compositori (1) e attualmente ospita la mostra sonora dedicata alla pionieristica figura di Pauline Oliveros (1932-2016), intitolata Beethoven was a Lesbian.
L’esperienza sonora che si può praticare nella chamber music offre l’opportunità di lasciarsi avvolgere e aggredire dal suono, attraverso l’accezione che la musicista, compositrice e performer Pauline Oliveros ha dato alla pratica dell’ascolto profondo, da lei definito deep listening (2).
La mostra Beethoven was a Lesbian rappresenta una summa del suo impegno per la musica, intrecciando nodi teorici e contributi pratici del suo lavoro: Oliveros fin da giovanissima, dopo essersi diplomata in corno e composizione alla Moores School of Music dell’Università di Houston, ha avviato una ricerca d’avanguardia sul suono, intersecando con le sue sperimentazioni di improvvisazione e musica elettronica gli stimoli provenienti dallo studio di pratiche contemplative asiatiche, dalla conoscenza del mito e dalla meditazione. Ha maturato un’attenzione sensibile per l’esplorazione della natura, involontaria ma anche selettiva, dell’ascolto (3), abbandonando lentamente la musica elettronica per traghettarsi nell’inestricabile mondo dell’ascolto profondo, difficile da teorizzare e diffondere, ma a cui Oliveros ha dedicato tutta la sua vita e di cui l’allestimento del MACRO intende restituire un’esperienza autentica.
Fu coinvolta a partire dal 1961 nelle attività del San Francisco Tape Music Center (SFTMC) (4), dal 1985 in quelle del Deep Listening Institute da lei fondato, oggi Center for Deep Listening, e dal 1989 nel progetto della Deep Listening Band (DLB) e nella registrazione del brano Deep Listening (5), fino ad arrivare alla pubblicazione del suo volume Deep Listening. A Composer’s Sound Practice nel 2005 (6).  Oliveros ha esplorato il significato dell’ascolto consapevole, estendendone il raggio d’azione a tutto il campo sonoro percepibile, impostando un’attività che si rivela non soltanto musicale ma anche e soprattutto meditativa, che può essere praticata da tutti e che ha il fine di favorire percorsi nuovi tra le maglie della creatività (7).
Le primordiali ricerche si rintracciano nelle Sonic Meditations (1971), un insieme di partiture realizzate da un ensemble femminile grazie a una serie di esperimenti sonori e corporei eseguiti su un lungo periodo di tempo ma con incontri regolari, che hanno così creato ‘un ambiente da osservare con l’ascolto’: intensificando le interazioni non-verbali tra le donne coinvolte, migliorando lo stato di consapevolezza individuale, sintonizzando mente e corpo, trasformando le tensioni grazie all’energia guida del gruppo, il prodotto musicale delle Sonic Meditations è nato come esito dell’esperienza sensoriale condotta dal collettivo (8), il cui esperimento ha denunciato anche la forza dell’ascolto profondo come forma di attivismo politico (9).
La ricerca musicale d’avanguardia di Oliveros riecheggia ancora oggi infatti, anche per i riflessi sociali e politici di cui è intrisa, la filosofia alla base della sua metodologia sul deep listening, legata al tema del femminile nella storia della musica e al lavoro collettivo come strumento di attivismo, denuncia e ascolto. Pauline Oliveros è stata una delle prime figure femminili a dichiarare apertamente l’assenza di donne nella storia della musicologia e questo impegno – quello cioè di restituire rilievo all’autorialità musicale femminile – ha corso di pari passo alla sua attività di compositrice, riverberandosi nelle sue pratiche sonore che hanno intrecciato psicologia, movimento, estetica e impegno sociale.
Beethoven was a Lesbian delinea uno spaccato che comprende immagini e registrazioni che ripercorrono la carriera dell’artista, in una retrospettiva capace di rendere il percorso esistenziale e concettuale, oltre che musicale, che è esistito dietro alle sue composizioni (10) . Sulla parete esterna alla sala d’ascolto sono esposti alcuni testi tratti dall’archivio di Pauline Oliveros alla University of California di San Diego e infine la mostra ha proposto anche un workshop sulla pratica del deep listening condotto dalla musicista Diana Lola Posani (11).
Si entra in una sala nella quale la distrazione del sentire diventa consapevolezza di ascoltare: suoni disarmonici, rumori stridenti, voci che si accavallano, versi di animali, rumori bianchi. L’orecchio è continuamente stimolato a raccogliere e processare informazioni sonore, non può arrendersi ad un ascolto passivo, non può sentire bensì è chiamato ad ascoltare.
Come scrive Pauline Oliveros in Deep Listening: ‘La parola sentire ha molte più dinamiche e significati all'interno di una storia culturale in continua evoluzione [...]. Distinguo sentire e ascoltare. Sentire è il mezzo fisico che permette la percezione. Ascoltare è prestare attenzione a ciò che viene percepito sia acusticamente che psicologicamente […]. Quindi che cos’è l’ascolto profondo? Lo spazio acustico in cui spazio e tempo si fondono articolati dal suono’ (12).
Incuriosisce il titolo della mostra, desunto da una serie di cinque cartoline postali che Oliveros ha realizzato in collaborazione con l’artista Fluxus Alison Knowles nei primi anni Settanta (13) e che richiama alla mente la mail-art, che per Fluxus fu un autentico percorso di sperimentazione a livello internazionale e che nell’attività di Knowles ha avuto un ruolo importante per sottolineare i temi sull’identità di genere (14).
La fotografia in bianco e nero, corredata dalla didascalia Beethoven was a Lesbian, fa parte della serie Postcard Theater del 1974 - in cui accanto a Ludwing van Beethoven compaiono altri grandi nomi maschili della musica quali Johann Sebastian Bach, Johannes Brahms, Fryderyk Chopin e Wolfgang Amadeus Mozart – (15) e ritrae Pauline Oliveros seduta in giardino mentre legge il romanzo del 1945 di Charles Williams It's All Hallows' Eve; la sua figura umana è seminascosta nel fitto fogliame, ma lo è ancora di più quella di Beethoven, di cui compare un busto in cartapesta mimetizzato all’ambiente naturale sulla destra (16).  Beethoven viene scelto perché è un simbolo, un’idea da sfidare, un ingranaggio da disorientare: rappresenta, secondo il punto di vista delle due artiste, lo stereotipo del compositore maschio idolatrato nella storia della musica ma sulla cui vita privata poco la storia ha restituito.
Il punto di indagine delle due artiste va oltre la constatazione dell’assenza di compositrici donne nella storia della musica ‘ufficiale’: anziché chiedere alla cultura di produrre l’equivalente femminile di grandi compositori uomini per rinnovarsi, l’investigazione dovrebbe passare necessariamente per l’esame delle condizioni sociali, culturali, economiche e politiche in cui l'arte e la musica vengono create, per poi riflettere sulle presenze/assenze che una data epoca ha prodotto nella disparità di genere tra maschile e femminile. La frase Beethoven was a Lesbian è una bugia, forse, eppure apre la possibilità al vero, insinua il dubbio, innesta significati altri. L’articolo di Oliveros sul New York Times (1970) And Don't Call Them Lady Composers di qualche anno precedente alla collaborazione con Knowles denunciava proprio quest’analisi, ponendo quesiti ma arrivando a dare anche qualche incisiva risposta: ‘Certamente i grandi problemi della società non saranno mai risolti fino a quando non esisterà tra tutti gli uomini e le donne un'atmosfera di uguaglianza che utilizzi il furto di tutte le energie creative’ (17).
Riformulando l’immagine di famosi compositori uomini sotto la luce di figure emarginate - donne, madri, lesbiche, nere, irlandesi - Oliveros e Knowles utilizzano una storia immaginaria per denunciare una realtà culturale. La mostra sonora Beethoven was a Lesbian crea spazio, dilata i tempi all’interno della chamber music, impedisce l’azione e la produzione di significati ma al tempo stesso costringe alla massima concentrazione poiché l’ascolto profondo avviene volontariamente, ponendo l’attenzione su di esso,  favorisce lo scambio continuo tra spazio interno e spazio esterno, tra personale e relazionale, espande la percezione del suono, la amplifica e suggerisce un finale messaggio latente: l’ascolto profondo è una dimensione con cui approcciare al suono e alla vita, un cammino da percorrere con apertura, un tragitto di accoglienza di ciò che il continuum spazio/tempo genera articolandosi con il suono, un viaggio che svela senza dire cosa: il deep listening è metafora della vita e anche quando, si abbandona la musica per parlare di inclusione l’ascolto profondo sembra l’unica via maestra da perseguire.
Pauline Oliveros: una musicista, un’insegnante, un’attivista, una donna, che educando all’ascolto ha educato alla vita.

Luglio 2023

 *Oliveros P., Sonic Meditations, Smith Publications American Music, 1971, V, p. 9.
4) Il San Francisco Tape Music Center (SFTMC) venne fondato nel 1962 dai compositori Ramon Sender e Morton Subotnick, ma vide coinvolta nell’organizzazione anche Pauline Oliveros, che dopo il 1966 ne divenne direttrice. Si configurò inizialmente come una società senza scopo di lucro, una comunità di compositori le cui ricerche ruotavano attorno alle possibilità offerte dalle registrazioni musicali su nastri magnetici.
5) Il pezzo è stato registrato nella cisterna sotterranea di Fort Worden a Port Townsend (2), nello stato di Washington, che aveva un riverbero naturale di quarantacinque secondi e avvalendosi di strumenti differenti tra loro come la fisarmonica, il dijerdidu, trombone, voce e oggetti metallici.
6) Oliveros P., Deep Listening. A Composer’s Sound Practice, New York, iUniverse, 2005.
7) Oliveros P., Sonic Meditations, op.cit., introduction I, p. 2.
8) Brunner L., Deep Listening. A Composer’s Sound Practice, Book Reviews in Music Library Associations, Notes, Second Series, Vol. 62, n.3, marzo 2006, pp. 716.
9) Brunner L., ibidem, p. 717.
11) Ibidem.
12) Oliveros P., Deep Listening. A Composer’s Sound Practice, op.cit., pp. xxiii-xxiv.
14) Le cinque cartoline postali sono state realizzate agli inizi degli anni Settanta da Alison Knowles in collaborazione con Pauline Oliveros. Entrambe le artiste compaiono nelle cartoline, così come le figlie gemelle della Knowles – Hannah e Jessie Higgins - insieme a didascalie che fanno uso di termini denigratori e razzisti, e sono: Brahms Was a Two-Penny Harlot che mostra Knowles in spiaggia e Oliveros con un pugnale giocattolo; Mozart Was a Black Irish Washerwoman presenta Oliveros che cavalca un elefante; Bach Was a Mother in cui viene utilizzata l'immagine di Jessie Higgins con un fiore. Chopin had dishpad hands, con un'immagine di Hannah e Jessie Higgins:
16) Ibidem.
17) Oliveros P. And Don’t Call Them Lady Composers in New York Times, 13.09.70: