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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Palazzo Strozzi, Firenze

Lucilla Meloni
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Concepita appositamente per gli spazi rinascimentali di Palazzo Strozzi e curata da Arturo Galansino, la mostra, conclusasi lo scorso 21 luglio, ha messo ulteriormente in evidenza la complessità del pensiero alla base del lavoro di Anselm Kiefer, per il quale “la pittura è filosofia”, e si è offerta come una summa del suo modus operandi.
Il percorso espositivo, che va dai quadri recenti fino alle Besetzungen (Occupazioni) della fine degli anni Sessanta, evidenzia altresì la possibilità e la volontà della pittura di mettere in scena un racconto che spazia tra diverse culture ed epoche, tra differenti mondi spirituali.
Di formazione cattolica, molte opere dell’artista sono state ispirate dalla tradizione religiosa ebraica e dalla Cabala, come testimoniano i Sette Palazzi Celesti posizionati a Milano nell’Hangar Bicocca nel 2003, che traevano origine dalla rivisitazione del Libro dei Palazzi Celesti e la scultura qui esposta En Sof (L’infinito), dove una scala inserita in una vetrina unisce visionariamente terra e cielo e allude ai diversi momenti che segnano l’ascesa della coscienza umana verso il divino.
Il titolo dell’esposizione fiorentina fa riferimento a uno degli atti fondativi della religione giudaico-cristiana: la cacciata di Lucifero dal Paradiso, l’angelo più bello e più luminoso che ribellatosi a Dio viene catapultato all’Inferno dall’Arcangelo Michele, figura presente nell’Ebraismo, nel Cristianesimo e nell’Islam.
Da qui, dall’abbagliante e imponente tela intitolata Engelssturz (Caduta dell’Angelo), posizionata
nella corte del Palazzo, prende avvio il percorso della mostra. Sulla superficie materica campeggiano nel registro superiore, su foglia d’oro, l’Arcangelo Michele che impugna la spada e in quello inferiore, scuro, gli angeli ribelli simboleggiati dall’affastellamento di abiti vuoti.
L’uso della foglia d’oro, così come la scritta campita nel quadro (Michele in ebraico), evocano la pittura medievale.
Metafora di ogni caduta, individuale e collettiva, i due grandi quadri ad esso dedicati si misurano con l’arte sacra e le sue iconografie: desiderio che si rintraccia in altri autori contemporanei, basti pensare alle rivisitazioni della pittura rinascimentale create da Bill Viola, ma qui essi parlano dell’indissolubile rapporto tra il bene e il male, tra la giustizia divina e il peccatore.
Come dichiara l’artista nel dialogo con il curatore pubblicato in catalogo, questo quadro, come altri lavori: “ruota attorno alla teodicea”. E, continua: “Le religioni monoteiste in particolare hanno difficoltà a risolvere la contraddizione tra l’onniscienza, la bontà e l’assoluta bontà di Dio e le condizioni catastrofiche in cui versa il mondo”.
Nella stanza successiva il quadro dedicato a Lucifero, Luzifer, dalla cui superficie aggetta potentemente l’ala di un aereo, ci riporta formalmente alla contemporaneità per l’inserimento oggettuale ma anche a un valore simbolico che trascende la religione giudaico-cristiana per accogliere suggestioni più antiche, quali la storia della Caduta di Icaro.
Il susseguirsi delle sale conduce ogni volta in altri ambiti di pensiero, dove la mitologia classica e nordica incontrano filosofia, arte, letteratura; a questa complessità fa da controcanto la forza delle diverse materie che compongono le opere, tra pittura, piombo, gesso, terracotta, foglia d’oro, semi, rami, tessuti, vetro, resina e il processo dell’elettrolisi.  
Ai culti solari e ad Antonin Artaud, a Eliogabalo - il giovane imperatore romano Marco Aurelio Antonino adepto del culto siriano del dio sole Baal - sono dedicati i bellissimi Für Antonin Artaud: Helagabale e Sol Invictus Heliogabal, raccolti in una unica sala, dove enormi girasoli, elementi ricorrenti, si stagliano sui fondi d’oro. Il girasole, omaggio a Van Gogh, torna nel Sol Invictus, dove dal fiore si sprigionano i semi che cadono sul corpo dell’artista, nudo e disteso, che li accoglie.
Alla filosofia sono intitolati i lavori recenti La Scuola di Atene, Vor Sokrates e Ave Maria.
Se La Scuola di Atene è una evidente citazione da Raffaello, gli altri due lavori raffigurano le teste dei pensatori presocratici e post-socratici.
Alla letteratura, tra l’altro, è dedicato Locus solus ispirato all’omonimo testo di Raymond Roussel del 1914.
Arrivati nella sala che ospita l’installazione di sessanta dipinti, intitolata Vestrahlte Bilder (Dipinti irradiati) si resta folgorati dalla profusione della pittura. Una fittissima quadreria avvolge il visitatore, che vede i quadri attaccati al soffitto riflessi da grandi specchi posizionati al centro dell’ambiente.
Sorta di autobiografia, i dipinti realizzati nell’arco di quarant’anni si danno come materia viva: sono infatti scoloriti da radiazioni provocate dall’elettrolisi, in un processo metamorfico di distruzione/creazione.
Come spiega Kiefer: “La distruzione è un mezzo per fare arte. Io metto i miei dipinti all’aperto, li metto in una vasca di elettrolisi. La scorsa settimana ho esposto una serie di dipinti che per anni sono stati sottoposti a una sorta di ‘radiazione nucleare’ all’interno di container. Ora soffrono di malattie da radiazione e sono diventati temporaneamente meravigliosi”.
Infine sono esposte alcune gigantografie delle azioni denominate Besetzungen (Occupazioni) e gli Heroische Sinnbilder (Simboli eroici) del 1969: le famose foto in cui Kiefer indossa l’uniforme della Wehrmacht appartenuta a suo padre, mentre alza il braccio nel saluto nazista.
Oggetto di polemica allora e portatori di disagio a tutt’oggi, queste opere testimoniano la necessità dell’artista di fare i conti con la propria storia e ribadiscono anche quell’identità tedesca presente in tutta la sua produzione, intrisa di filosofia e di romanticismo, come suggerisce inoltre il lavoro dedicato al fiume Reno, Der Rhein, un collage di xilografie.
L’uso della tecnica xilografica, che caratterizza l’avanguardia tedesca del primo Novecento, è impiegata anche nel grande quadro, omaggio alla pittura, intitolato Dem unbekannten Maler (Al pittore ignoto).
Alla poesia il compito di chiudere il racconto che si è snodato attraverso le sale: su una parete Kiefer ha trascritto i versi della poesia di Quasimodo “Ed è subito sera”.
L’esposizione è corredata da un bel catalogo pubblicato da Marsilio.

Ottobre 2024