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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Un convegno internazionale al MLAC
 
Lucilla Meloni
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Il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza Università di Roma ha ospitato nelle giornate del 24 e del 25 febbraio scorso il convegno che ha ricostruito attraverso gli interventi di numerosi studiosi il ruolo svolto dalle gallerie d’arte romane nelle vicende dell’arte contemporanea italiana tra il 1940 e il 1960.
Curato da Ilaria Schiaffini, vedeva nel suo comitato scientifico: Manuel Barrese (Università degli Studi di Messina), Claudio Crescentini (Sovrintendenza Capitolina), Francesca Gallo (Sapienza Università di Roma), Daniela Lancioni (Azienda Speciale Palaexpo), Peter Benson Miller (storico dell’arte e curatore indipendente), Ilaria Schiaffini (Sapienza Università di Roma), Giulia Tulino (Sapienza Università di Roma), Claudio Zambianchi (Sapienza Università di Roma). Il comitato organizzativo era affidato a Eleonora De Giovanni (Sapienza Università di Roma), Adele Nicolais (Sapienza Università di Roma).
L’iniziativa è nata all’interno di un progetto di Ricerca di Ateneo che, attraverso lo spoglio di alcuni periodici d’epoca, ha realizzato una prima schedatura delle mostre svoltesi nelle gallerie private in quel periodo.
Il materiale prodotto andrà a confluire nel database Mostre a Roma 1940-1999, curato da Daniela Lancioni e accessibile dal sito del Palazzo delle Esposizioni. Il database, finora circoscritto agli anni 1970-1989, verrà così cronologicamente ampliato.
Le giornate di studio, articolate in due grandi nuclei tematici: il primo Le gallerie; il secondo Attraverso le gallerie: scelte espositive e relazioni internazionali hanno affrontato uno snodo centrale per la storia dell’arte contemporanea.
Infatti ad eccezione della politica espositiva della Galleria Nazionale d’Arte Moderna diretta all’epoca dalla Soprintendente Palma Bucarelli, orientata a promuovere l’arte contemporanea, in quegli anni l’apporto delle gallerie private risulta fondamentale per lo stesso sviluppo delle ricerche artistiche. 
I numerosi, puntuali interventi hanno dunque disegnato una mappa complessa e articolata, che ha ricostruito oltre alle vicende delle gallerie prese in esame - tra cui alcune poco studiate -  dei loro animatori e delle mostre, le relazioni internazionali intercorse anche grazie all’approdo a Roma di alcuni intellettuali, il ruolo della critica e dei poeti,  l’andamento del mercato, gli spazi autogestiti dagli artisti, i differenti prodotti editoriali, la formazione di un collezionismo post-bellico nato all’interno del mondo del cinema.
Un approfondimento è stato riservato alla figura di Lionello Venturi e ai suoi rapporti col mondo delle gallerie private; quanto agli scritti di Marcello Venturoli e di Corrado Maltese apparsi sui quotidiani romani.
Emergono da questo affresco figure di galleristi appassionati, che con coraggio aprono i loro spazi espositivi durante la guerra, come segnalano nei loro interventi Maria Cristina Gobbo e Giulia Tulino.
È il caso di Linda Chittaro della galleria Lo Zodiaco, attiva dal 1942 al 1958 che tra gli altri espone De Pisis, Guttuso, Mafai, Levi, Scialoja e di Irene Brin e Gaspare Del Corso che dirigono La Margherita (fondata da Federico Valli nel 1943 e chiusa nel 1948) dal 1943 al 1945 e che poi nel 1946 apriranno L’Obelisco, dove Titina Maselli farà la sua prima personale nel 1948.
Di personaggi “eccentrici”, insieme galleristi, restauratori, editori e mercanti hanno parlato Viviana Pozzoli e Elisabetta Cristallini, menzionando sia Pietro Maria Bardi (Pozzoli), che sotto l’occupazione nazista apre lo Studio d’Arte Palma, sia Tanino Chiurazzi che, come racconta Cristallini, inizialmente concepisce la galleria come una vetrina dove era visibile una sola opera e che esordisce nel 1934 con il Cardinale Decano di Scipione.
Il convegno è stato un’occasione per far conoscere al pubblico realtà poco studiate, come La Cassapanca, avviata dalla scultrice armena Nwarth Zarian, che propone Bice Lazzari e Gastone Novelli, di cui ha relazionato Elisa Genovesi, o La Feluca di Derma Muratori e Vittore Quèrel funzionante dal 1955 al 1960 e dedita a promuovere l’arte naïf, oggetto della comunicazione di Biancalucia Maglione.
Nel clima della ricostruzione che caratterizza gli anni Cinquanta fioriscono numerosi luoghi espositivi. Tra questi L’Aureliana, aperta nel 1952 da Leda Mastrocinque e da Tilde Cardarelli Preti e diretta da Mauro Manca, che come ricorda Stefania Petrillo ospita nel 1955 la mostra di Fabio Mauri presentata da Pasolini e la galleria Spazio di Luigi Moretti, in essere dal 1954 al 1955. Prolungamento visivo dell’omonima rivista, come afferma Pamela Bianchi, promuove mostre internazionali sotto la direzione artistica di Michel Tapié.
Nella seconda metà del decennio avviano la loro esperienza l’Appia Antica (1957-1959) e la galleria Trastevere (1959 -1963), con figure come Corrado Cagli, Liana Sisti, Emilio Villa, Topazia Alliata. Queste due realtà, come dice Manuel Barrese che ne ridisegna la storia in parallelo: “catalizzano le manifestazioni aurorali della neoavanguardia degli anni Sessanta”; presentano inoltre artisti europei ed extraeuropei e l’Appia Antica in particolare intrattiene rapporti con Azimut.
I contributi di Luca Pietro Nicoletti e di Alessandra Migliorati si sono concentrati su galleristi già attivi altrove, intenzionati a instaurare un rapporto più stretto con la realtà romana. Nascono la galleria Selecta (1955 -1960) di Carlo Cardazzo, già proprietario della galleria del Naviglio a Milano e della galleria del Cavallino a Venezia, che tra gli altri promuove gli spazialisti, e la torinese La Bussola, che propone nella sede romana la mostra curata da Giovanni Carandente Sculture italiane: 1911-1957.
Martina Rossi ha focalizzato la sua comunicazione sulla storia de L’Age d’Or di Perilli, Dorazio e Guerrini, mettendo in rilievo il loro interesse per l’arte applicata, mentre Adele Nicolais ha evidenziato la riscoperta e il mercato del primo Futurismo dagli anni Quaranta, attraverso l’attività di gallerie quali la San Marco, Lo Zodiaco e La Margherita, fino a La Bussola.
In tempi di guerra fredda Roma è una città internazionale e sono stringenti i legami culturali tra Italia e Stati Uniti.
Gli interventi di Ilaria Schiaffini, di Peter Benson Miller e di Gianlorenzo Chiaraluce hanno dato conto dello stretto rapporto esistente all’epoca tra l’Italia e gli Stati Uniti attraverso la storia della galleria Schneider, della Odyssia e della Galleria L’Appunto.
Se la galleria di Robert Schneider, fondata nel 1953, come dice Schiaffini, è un punto di riferimento per gli americani a Roma e tra la città e le istituzioni statunitensi (espone tra l’altro i vincitori del Rome Prize promosso dall’American Academy in Rome) e promuove l’esportazione di artisti italiani nelle rassegne d’oltreoceano, lo è altrettanto l’Odyssia di Odyssia Skouras e Federico Quadrani, che apre i battenti nel 1957 e che espone regolarmente le opere di Schifano.
Come segnala Benson Miller, questa, che nel 1964 aprirà una sede a New York, nel 1960 organizza nella città americana, in collaborazione con l’American Federation of Art, la mostra The New Generation in Italian Art, itinerante in diverse città degli Stati Uniti.
L’Appunto invece, di cui ha trattato Chiaraluce, è gestita da una cooperativa di artisti italiani e americani sotto la guida di Richard Chase e Carlo Giacomozzi. Ponte tra Italia e Stati Uniti, la galleria accoglie tra l’altro la personale di Gino Marotta curata da Cesare Vivaldi e la Collettiva di artisti americani e italiani che vivono a Roma.
La scena romana è vivificata inoltre da intellettuali stranieri, come il poeta brasiliano Murilo Mendes che arriva nella capitale nel 1956, di cui ha parlato Margherita Mauri, o come André Pieyre de Mandiargues, poeta romanziere e critico d’arte, ricordato da Antonella Camarda.
Stefano Turina ha messo in luce l’attenzione per gli artisti giapponesi, testimoniata dalla mostra Utamaro e Modigliani organizzata da L’Obelisco e da quella di Imai Toshimitsu tenutasi a L’Attico di Bruno Sargentini, presentata da Enrico Crispolti. Brunela Poli ha parlato nello specifico dell’attività internazionale de L’Attico, che nel 1958 propone il gruppo spagnolo El Paso e che dal 1958 al 1963 ospita tre personali di Jean Fautrier.
Juan Carlos Aparicio Vega ha confrontato la situazione italiana e quella spagnola, dove ancora persisteva la dittatura franchista, mettendo a confronto la madrilena galleria Estilo con la romana L’ Obelisco di Irene Brin.
Delle pratiche espositive e dei prodotti editoriali hanno trattato Giorgio Di Domenico e Veronica Bassini.
Il primo ha indagato la personale di Alberto Burri tenutasi a La Salita di Giantomaso Liverani nel 1958, in cui l’artista espone solo tre quadri, evidenziandone le nuove strategie espositive; Bassini ha invece mostrato la diversità dei prodotti editoriali, dei materiali comunicativi, delle scelte grafiche e testuali che hanno accompagnato la storia delle differenti gallerie.
Su un particolare collezionismo che si sviluppa nella Roma post-bellica, quello dei “cinematografari” si è soffermato Claudio Crescentini, mettendo l’accento sul ruolo di Cesare Zavattini come “trait d’union” tra il mondo del cinema e le gallerie romane, tra tutte la Galleria del Secolo di Giulio Laudisa e Lo Zodiaco, propulsore egli stesso di “raccolte” come quella di Vittorio De Sica.
Il ventennio in questione, che va dagli ultimi anni del Fascismo e che passando per la guerra arriva, come recita il titolo del convegno, alla “fase della rinascita”, è stato denso di avvenimenti politici economici e sociali, artistici e culturali. Il dopoguerra è segnato, come rievocava Paolo Spriano nel suo saggio Le passioni di un decennio 1946-1956, per l’appunto da “grandi passioni”.  
Tra queste, sicuramente eccelle quella che ha animato il dibattito astrattismo/ realismo, di cui al MLAC si è ragionato attraverso il pensiero critico di Lionello Venturi, di Corrado Maltese, di Marcello Venturoli, di Dario Durbé e di gallerie “schierate” con il Realismo, come La Nuova Pesa.
Della galleria di Alvaro Marchini, che inaugura nel 1959, si è occupata Flavia Matitti, concentrandosi sulla figura di Durbè che cura la mostra iniziale, dedicata ai maestri italiani operanti negli anni Trenta, inizi Quaranta.
Alcuni interventi sono stati rivolti alla figura di Lionello Venturi e ai rapporti da lui intrattenuti col mondo delle gallerie.
Claudio Zambianchi, nel sottolineare una sua esigua attività in tal senso, ha messo in evidenza la sua relazione con L’Obelisco, mentre Gaia Todini ha indagato quella con la galleria Pogliani. Eleonora De Giovanni ha ricostruito l’apporto di Venturi alle fasi iniziali de La Medusa di Claudio Amedeo Bruni, attiva dal 1953.
All’attività critica e giornalistica  dei fautori del “realismo” sono state indirizzate le comunicazioni di Cristina Antonelli e di Ester Garazzo: la  prima incentrata sul lavoro del critico  e giornalista  Marcello Venturoli, che scriveva sulla terza pagina di quotidiani romani, tra cui “Paese sera”  al fine di “mappare la vivacità della scena romana”, mentre la seconda ha  esaminato la figura di Corrado Maltese,  a partire dai suoi scritti  apparsi sulla terza pagina dell’edizione romana de “L’Unità” tra il 1949 e il 1954.
Dal susseguirsi degli interventi sono emerse le figure dei critici, storici dell’arte e spesso futuri professori universitari che hanno segnato il dibattito di quegli anni che precedono l’avvento della neoavanguardia o quanto meno il suo consolidamento.
Gli Atti del Convegno, che verranno pubblicati, saranno un prezioso materiale di studio.

Aprile 2025